Condannato, riciclato,
con stipendio da 200 mila euro

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Lo Stato si inginocchia di fronte ai signori del gioco d’azzardo online e si accontenta di un piatto di lenticchie (600 milioni invece di 2,5 miliardi) per mettere una toppa al buco nei conti generato dal ricatto del Pdl sull’Imu. Tra i colossi dei videopoker c’è la BPlus, già Atlantis World Group of Companies, società originaria delle Antille olandesi che fa capo all’ex latitante catanese Francesco Corallo, figlio del boss mafioso Gaetano e in passato molto vicino alla vecchia Alleanza nazionale e a Gianfranco Fini.
Tra le tante amene vicende che riguardano la BPlus c’è la scottante inchiesta sulla Bpm (Banca popolare di Milano) e sui prestiti “disinvolti” agli amici e agli amici degli amici da parte del banchiere Massimo Ponzellini. L’indagine ha sfiorato anche Marco Milanese, l’ex deputato Pdl e braccio destro di Giulio Tremonti quando quest’ultimo era al ministero dell’Economia. 
Tuttavia Milanese ha diverse rogne da grattarsi con la giustizia. Il 28 marzo scorso è stato condannato a 8 mesi dal Tribunale di Roma per finanziamento illecito di un deputato (pena sospesa), nel processo nato da un filone dell’inchiesta sugli appalti Enav.
 
Associazione a delinquere, corruzione e rivelazione di segreto invece sono i capi di imputazione per i quali Milanese è stato rinviato a giudizio, l’8 giugno scorso, dal Gup Amelia Primavera del Tribunale di Napoli per aver “ricevuto denaro e regali dall’imprenditore Paolo Viscione in cambio della promessa di rallentare e ‘aggiustare’ un’inchiesta a suo carico”. 
Ricordate, in particolare, la storia della casa di 200 metri quadrati a Campo Marzio condivisa con Tremonti e il “contributo” da 4mila euro mensili sganciati (in contanti) dall’ex ministro al suo fidato collaboratore?
Dal 10 marzo scorso, Milanese è indagato, assieme a Tremonti, per finanziamento illecito a singolo parlamentare, nell’inchiesta dei magistrati romani che riguarda la splendida residenza nel cuore della capitale in cui l’ex ministro dell’Economia ha vissuto per un anno tra il 2010 e il 2011. L’ipotesi investigativa è che l’imprenditore Angelo Proietti, titolare della Edil Ars, abbia pagato di tasca propria, tra il 2008 e il 2009, i 250 mila euro di lavori eseguiti nell’immobile per ingraziarsi il buon Tremonti e per corroborare il legame con Milanese che gestiva in maniera disinvolta le nomine e gli appalti nell’ambito delle partecipate del ministero del Tesoro.
 

Ebbene, secondo voi che fine ha fatto Milanese? In galera? Ai domiciliari? Ai servizi sociali in un centro di recupero per tossicodipendenti? No, niente espiazione per l’ex amichetto di Tremonti. Anzi, adesso occupa una soffice poltrona da docente ordinario presso la Scuola superiore dell’economia e delle finanze (Ssef), direttamente controllata proprio da via XX Settembre. E si becca uno stipendio da quasi 200mila euro l’anno. Avete capito bene, 200 mila.