Quirinale: il silenzio dei conniventi

tre-scimmiette.jpg
Cosa sarebbe successo se il capo dello Stato avesse detto che il Pdl SE NE FREGA degli interessi degli italiani, magari perché fa prevalere gli interessi personali di qualcuno? O se avesse detto che il Pd SE NE FREGA degli italiani, magari perché fa poco o nulla per proteggere disoccupati, lavoratori e pensionati? O se dicesse che la Lega SE NE FREGA degli interessi degli italiani, magari perché fa prevalere gli interessi di limitati settori sociali del Nord minacciando secessioni e proiettili ai magistrati? Provate per un attimo a immaginare.
Da ieri ce lo chiediamo di fronte all’attacco proveniente dal Quirinale. Ma a questa domanda i tanti intellettuali, pronti sempre a stracciarsi le vesti per le sorti della democrazia italiana, tacciono. E tacciono i “professori”, tacciono i paludati editorialisti un tanto al chilo. L’unico giornalista a sollevare la penna: Enrico Mentana.
Il silenzio di questi “signori” non ci ha fatto sentire soli nemmeno per un attimo. Ci ha reso orgogliosi. Se questa è la loro idea di democrazia, ne risponderanno alla Storia e, presto, alle urne.
Perché ieri le parole di Napolitano segnano un discrimine netto, inequivocabile: il Presidente non si può criticare né nominare.
Ma lui può infangare e additare al pubblico ludibrio una forza politica.
Nessuno ha osato analizzare il suo discorso di ieri, controfirmato dal “bugiardo” Letta. Forse perché di bugie in quello scritto ce n’era più d’una. A partire dall’assunto che sull’isola di Pianosa – dice il Presidente – va riattivato un carcere. Cosa impossibile secondo una legge del 1996. Legge che lui, anche lui, è tenuto a rispettare. Ma tant’è, questo è il senso critico della stampa oggi. Di fronte alla sua accusa il Movimento ha risposto civilmente: presentando alla stampa, per la seconda volta, un suo “contro piano carceri” che sbugiarda l’assunto del Quirinale proponendo una soluzione, rapida e a costi ridotti, dell’emergenza carceraria. Lo stato della libertà di stampa e di critica potete vederlo già da domani. Quanti quotidiani riporteranno la notizia di un “contro piano-carceri” firmato M5S? Forse nessuno.
In un altro Paese una cosa del genere sarebbe stata vista dalla libera stampa come una lezione di democrazia. I tanti intellettuali, i “professori” e gli editorialisti avrebbero chiesto al Capo dello Stato un passo indietro perché palesemente colto in castagna a mentire e infangare un movimento politico. In Italia, no.
Chiedetevi perché.