M5S porta in Senato il caso dei costi della politica in Sardegna

Organi politici della Regione Sardegna troppo costosi e con poteri troppo sbilanciati a vantaggio del Governatore: questo è il senso di una interrogazione presentata in Senato da Manuela Serra, del Movimento 5 Stelle.
Nel 2011 e 2012 sono state approvate alcune leggi nazionali per il contenimento della spesa nelle regioni. Esse prevedono la riduzione dei fondi ai Gruppi consiliari e la riduzione dell’indennità di consiglieri ed assessori, e che il numero massimo degli assessori regionali sia pari o inferiore ad un quinto del numero dei componenti del Consiglio regionale, quindi in Sardegna, con la riduzione dei consiglieri, non dovrebbero superare i dodici. Un segnale da dare in una regione che “ha risentito assai duramente della grave situazione economica nazionale”.
Inoltre, rileva l’interrogazione, è in atto una deriva governativa nazionale che sta sempre più segnando anche l’attività legislativa sarda, attraverso un monopolio quasi esclusivo nelle mani dell’Esecutivo regionale.
Per questi motivi, si chiede allo Stato di promuovere, entro i limiti delle proprie attribuzioni costituzionali, iniziative per rafforzare i poteri di indirizzo e controllo del Consiglio regionale nei confronti del Presidente e della Giunta regionale; potenziare i poteri e le prerogative dei consiglieri regionali nel procedimento legislativo regionale; semplificare e ridurre il costo complessivo degli organi di governo della Regione.
IL TESTO DEL COMUNICATO:
Atto n. 1-00168
Pubblicato il 22 ottobre 2013, nella seduta n. 129
SERRA , SCIBONA , DONNO , LEZZI , CIOFFI , GAETTI , TAVERNA , CATALFO , FATTORI , PUGLIA , CAPPELLETTI , BLUNDO , NUGNES , MORONESE , ENDRIZZI , VACCIANO , BOTTICI
Il Senato,
premesso che:
l’articolo 121, comma secondo, della Costituzione e, allo stesso modo, l’art. 27 dello statuto della Regione autonoma della Sardegna dispongono che «Il Consiglio regionale esercita le funzioni legislative e regolamentari attribuite alla Regione»;
oltre alle funzioni legislative, il Consiglio regionale sardo, sulla base di disposizioni contenute nel suo regolamento, assume funzioni di indirizzo e di controllo sulla Giunta regionale e sul Presidente della Giunta che, ai sensi dell’art. 121, comma quarto, della Costituzione, «rappresenta la Regione; dirige la politica della Giunta e ne è responsabile; promulga le leggi ed emana i regolamenti regionali; dirige le funzioni amministrative delegate dallo Stato alla Regione, conformandosi alle istruzioni del Governo della Repubblica»;
a giudizio dei proponenti del presente atto di indirizzo, la deriva governativa che interessa, sotto il profilo prevalentemente normativo, l’ordinamento nazionale sta segnando, con sempre maggior pervasività, anche l’attività legislativa sarda, attraverso un monopolio quasi esclusivo nelle mani dell’Esecutivo regionale;
anche l’attività di controllo ed indirizzo esercitata dal Consiglio regionale per mezzo di mozioni, interrogazioni ed ordini del giorno risulta a giudizio dei proponenti svilita, priva di concrete ed efficaci risposte da parte dell’Esecutivo sardo;
considerato, inoltre, che:
il nostro Paese ed il suo sistema produttivo stanno attraversando una pesantissima crisi economica, con gravi effetti sia sotto il profilo occupazionale sia, inevitabilmente, sotto quello della riduzione della disponibilità fiscale dello Stato, determinato dall’abbassamento delle basi di ricchezza imponibili;
la Sardegna, anche a causa del suo carattere insulare, ha risentito assai duramente della grave situazione economica nazionale, evidenziando in particolare una notevole difficoltà occupazionale;
in questo contesto appaiono ineludibili i tagli ai costi della politica regionale, non solo per conferire alla politica una nuova dignità ormai drammaticamente perduta, ma per recuperare somme di denaro da destinare ad interventi di sostegno al settore sociale, economico e produttivo della regione;
valutato che:
l’articolo 14, comma 1, lettera b), del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, ha imposto, entro marzo 2012, che il numero massimo degli assessori regionali sia pari o inferiore ad un quinto del numero dei componenti del Consiglio regionale, con arrotondamento all’unità superiore;
la legge costituzionale 7 febbraio 2013, n. 3, ha ridotto a 60 il numero di consiglieri regionali e pertanto, ai sensi della normativa vigente, il numero massimo di assessori è di 12;
l’articolo 2 del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213, finalizzato alla riduzione dei costi della politica nelle regioni, attraverso una serie di misure che incidono principalmente sulle spese per gli organi regionali ha, tra l’altro, disposto la riduzione dei fondi ai Gruppi consiliari nonché la riduzione dell’indennità di consiglieri ed assessori,
impegna il Governo a valutare l’opportunità di promuovere entro i limiti delle proprie attribuzioni costituzionali e in conformità a quanto stabilito dall’articolo 54 dello statuto speciale per la Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, iniziative di competenza volte alla modifica dello stesso statuto al fine di:
a) rafforzare i poteri di indirizzo e controllo del Consiglio regionale nei confronti del Presidente e della Giunta regionale;
b) potenziare i poteri e le prerogative dei consiglieri regionali nel procedimento legislativo regionale;
c) semplificare e ridurre il costo complessivo degli organi di governo della Regione.
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=720934