Legge elettorale: il governo Renzi ha salvato il governo Renzi

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Il Governo Renzi salva il Governo Renzi. È solo grazie ai 23 membri dell’esecutivo accorsi ieri in aula in extremis per pigiare il bottone che la maggioranza non è andata sotto sulla legge elettorale. E proprio su uno dei temi per cui il Pd si stracciava da sempre le vesti: le preferenze. Undici voti, bastavano 11 voti e nel “pregiudicatellum” avremmo avuto le doppie preferenze di genere, e poi la fine del patto Renzie-Berlusconi. Ultimo episodio di una lunga serie che ha mostrato un partito dilaniato da guerre intestine, e che in nome dell’accordo col pregiudicato ha dovuto inghiottire più di un boccone per obbedire agli ordini.
Ma il “pregiudicatellum”, come già detto è peggio del Porcellum bocciato dalla Corte Costituzionale. Cosa chiedeva la suprema corte? Introdurre le preferenze, collegi più piccoli e premio di maggioranza proporzionato. Cosa dice il capolavoro di Renzie-Berlusconi-Verdini? Niente preferenze e niente primarie obbligatorie. Ma si è riusciti a fare peggio: ci si potrà candidare contemporaneamente in 8 collegi diversi, col risultato che bastano 15 persone per coprire tutti i collegi (che sono 120). I capipartito hanno la poltrona garantita.
I collegi, poi, sì, sono più piccoli, ma con la suddivisione dei seggi col metodo del “flipper” viene del tutto eliminata la connessione fra eletto ed elettore. Il premio poi, c’è e si sente: un partito col 17% dei voti potrebbe finire a governare, se si trascina dietro in coalizione sufficienti partitini.
E i deputati del PD, hanno almeno tentato di tamponare lo sconcio? Non sia mai: hanno pigiato il bottone, così come candidamente ammesso dalla deputata Pd Valentina Paris, per cui quanto accaduto sulle quote rosa “resta una ferita” ma “io voterò secondo l’indicazione del mio gruppo”. Bastavano undici voti, ci siamo andati vicini. Vinciamo noi.