Benzina: ecco le stangate dei governi degli inciuci

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Matteo Renzi, ottimo imbonitore televisivo come il re delle pentole Giorgio Mastrota, promette mirabolanti tagli fiscali senza coperture credibili. Intanto, però, gli italiani restano in apnea come il pesciolino rosso delle slide del premier, tra aumenti della tassazione sulla casa, bolli sui conti titoli che salgono e addizionali locali che esplodono. Mentre molti sindaci in dissesto spingono in alto le tariffe sui servizi per poter continuare a fare il mestiere che hanno sempre fatto.
E poi c’è la benzina. In pochi se ne sono accorti, ma se, da una parte, gli ultimi due governi dei larghi inciuci hanno promesso buste paga più pesanti senza fare i veri tagli e senza spiegare dove prendere i soldi, dall’altra Letta in particolare è riuscito a infilare dolcemente la mano in tasca agli automobilisti per un “prelievo” da abile borseggiatore.
Dal primo marzo, infatti, è scattato l’ennesimo aumento delle accise sui carburanti pari a 0,0024 centesimi per ogni litro (più Iva). Il rincaro è legato al finanziamento della norma cosiddetta “Sabatini bis” (decreto del ‘Fare’) per i contributi alle imprese finalizzati all’acquisto di macchinari.
L’accisa dovrebbe decadere a fine dicembre. Ma siamo sicuri che ciò accadrà? Le tasse sul carburante sono facili da mettere e impossibili da estirpare: non a caso paghiamo ancora per la guerra d’Abissinia o per il disastro del Vajont.
Altre due stangate sulla benzina, tuttavia, sono in arrivo. Prelievi fiscali che, fino al dicembre 2018, comporteranno ulteriori aumenti per circa 1,5 miliardi. Il primo è previsto dall’attivazione della clausola di salvaguardia del decreto 102/2013, il cosiddetto decreto Imu (un vero colabrodo). Mentre il secondo riguarda l’ultima legge di Stabilità sfornata da Letta.
Renzi farà qualcosa per evitare che scattino? Scongiurerà la mazzata? Il premier non sembra molto interessato alla questione. Le clausole di salvaguardia, brutta abitudine e trucchetto contabile che sta dilagando con gli ultimi governi, sono una sorta di ammissione preventiva di fallimento. In pratica, l’esecutivo calibra una misura di spesa, mette a punto delle coperture e poi dice: se fallisco, ecco pronta la bastonata di riserva. Bastonata che poi, quasi sempre, puntualmente scatta.
Il M5S in Parlamento terrà gli occhi aperti e i fari puntati sui provvedimenti economici del venditore di materassi fiorentino. Sosterremo le cose buone, emenderemo le cose migliorabili e lotteremo fermamente contro le porcate. Come sempre abbiamo fatto finora.