Caso Genovese, ecco le carte dell’accusa
E il deputato fa finta di sospendersi

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In giunta per le autorizzazione ancora una fumata nera sul caso Genovese, il deputato del Pd – recordman alle primarie democratiche – per cui è stato chiesto l’arresto con le accuse di associazione a delinquere, riciclaggio, truffa e peculato. Il relatore scelto, il deputato Ncd Leone ha già cominciato a prendere tempo: “Ci sono 17 faldoni da esaminare” ha detto chiedendo due settimane per compilare la relazione. Intanto l’ex sindaco di Messina continua a presenziare in aula, alla faccia della tanto sbandierata “autosospensione”.
E dire che, dando uno sguardo alle carte, la situazione appare molto chiara e, probabilmente, basterebbe qualche ora per istruire la pratica in giunta. “Basti osservare come questi (Genovese, ndr) operi raramente in prima persona, avvalendosi, invece, di una rete amplissima di prestanome e collaboratori che, di volta in volta, espone e utilizza per operazioni lecite e illecite, e sui quali esercita uno straordinario potere di succubanza. Allo stesso modo basti osservare la ragnatela di società ed enti che lo stesso controlla; la quantità ed intensità di rapporti intrattenuti con soggetti all’interno delle istituzioni; o la disponibilità di sofisticati sistemi di occultamento dei proventi illeciti. Condizioni che consentono un assai più ampio ed agevole potere di delinquere”. Queste sono le parole del gip di Messina che ha disposto l’arresto del parlamentare e attende il voto della Camera.
Per i giudici, infatti, il suo caso rientra a pieno nelle fattispecie per cui è necessario la custodia cautelare in carcere. “Una diversa misura non sarebbe di ostacolo alla reiterazione delle condotte illecite, le quali ben potrebbero continuare ad essere realizzate, sotto al direzione dell’indagato, dai vari soggetti allo stesso legati” spiega, infatti, il giudice per le indagini preliminari.
Le altre 10 persone coinvolte – e arrestate visto che, sfortuna loro, non sono parlamentari – non hanno saputo fornire una versione dei fatti diversa da quella ricostruita dalla procura di Messina.
Intanto Mister 20mila preferenze alle primarie del Pd continua tranquillamente a frequentare l’aula, come se nulla fosse e nonostante, in realtà, la sua attività parlamentare sia equivalente allo zero assoluto. Nella sua scheda una sola interrogazione e una presenza in aula che, su 12 mesi, si attesta al 44,5 per cento. Cosa faccia come deputato non è dato sapere, si può solo ipotizzare. E la casta, come al solito, si chiude a riccio a difesa di sé stessa. Basta sentire cosa si dice nei corridoi di Montecitorio. “Giustizialismo” o “persecuzione” nei confronti del deputato Genovese, sostengono vari “onorevoli”. Parole prive di senso dopo quello che abbiamo appreso e che ci preoccupa rispetto a una obiettiva valutazione del caso.
Attendiamo la relazione del deputato Leone e prendiamo atto che l’autosospensione, tanto sbandierata da Genovese, di fatto non ha prodotto alcun effetto concreto visto che l’onorevole lo si può vedere serenamente seduto in aula a votare nonostante una volte su due in tutto questo primo anno di legislatura sia stato “serenamente assente”.
Paola Carinelli, Vincenzo Caso, Giulia Grillo