F-35: trasporteranno ordigni nucleari. Pinotti chiarisca

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Nei giorni scorsi i ministri olandesi della Difesa Jeanine Hennis-Plasschaert e degli Esteri Frans Timmersmans, rivolgendosi ai colleghi deputati, hanno fatto sapere che non intendono dare corso alla risoluzione adottata dal Parlamento il 20 novembre scorso che chiedeva di escludere una capacità di trasporto nucleare per gli F-35. In sostanza i due ministri hanno affermato che non è possibile escludere che i cacciabombardieri americani, che l’Italia ha in programma di acquistare in 90 esemplari, possano essere utilizzati per missioni nucleari in considerazione dello stesso ruolo dei Paesi Bassi nella Nato.
Le loro preoccupazioni hanno allertato anche il MoVimento 5 Stelle, che alla luce del programma di modernizzazione avviato dal Dipartimento di Stato Usa per le sue bombe atomiche B-61, affinché queste – guarda caso – siano rese idonee proprio all’uso da parte degli F-35, ha chiesto al ministro Pinotti, tramite un’interpellanza urgente, di informare immediatamente il Parlamento sulle reali intenzioni dell’Italia in quanto alla capacità di attacco nucleare dei velivoli F-35, che dovrebbero entrare in servizio all’Aeronautica Militare.
La riposta del governo è stata lapidaria, ve la riportiamo testualmente: “In tema di capacità nucleari (degli F-35, ndr) si deve necessariamente considerare la nostra appartenenza all’Alleanza Atlantica (la Nato, ndr), cardinale essenziale della nostra sicurezza”. Ciò significa che semmai un giorno dovesse scoppiare una guerra nucleare e la Nato ci chiederà di trasportare degli ordigni atomici per sganciarli su qualche Paese estero noi, semplicemente, dovremo adeguarci.
Tutto questo è inaccettabile. Vogliamo avere la certezza che i cacciabombardieri italiani non saranno adoperati per trasportare ordigni nucleari. Del resto nel nostro Paese sono già presenti diverse bombe atomiche all’idrogeno: si tratta dei B-61, armi non di nostra proprietà conservate nelle basi militari gestite dagli Stati Uniti. Si tratterebbe di una settantina di ordigni, divisi tra la base di Aviano e quella di Ghedi, vicino Brescia. E non può essere un caso che una parte dei nostri F-35 saranno assegnati proprio alla base di Ghedi, sede del 6° Stormo dell’Aeronautica militare nonché di deposito di bombe nucleari gestito dal 704th Munitions Support Squadron.
Qualche mese fa il MoVimento ha presentato anche un’interrogazione all’ex ministro Mauro per avere chiarimenti, ricevendo però risposte evasive al limite dell’assurdo. Contestiamo il fatto che l’Italia, leader nelle campagne di non proliferazione nucleare, ospiti sul suo territorio bombe di questo tipo.
L’alternativa c’è. Basta guardare in Germania. Berlino non prevede di acquistare F-35. L’aeronautica militare tedesca possiede dei Tornado, anche quelli sono aerei in grado di trasportare ordigni nucleari, eppure per il futuro il governo ha scelto di rinunciare a qualsiasi capacità di attacco nucleare, visto che nel 2024 i loro Tornado saranno ritirati dal servizio.
Difficile capire cosa succederà in Italia. Nelle scorse settimane le contraddizioni del governo sullo stop al programma hanno dimostrato quanto sia limitata la nostra sovranità militare. Prima il ministro Pinotti ha assicurato in televisione che si stava ragionando su una riduzione dei velivoli, ma appena è arrivato in Italia il presidente Barack Obama si è affrettata a confermare che il piano non è a rischio. Peraltro, il 25 marzo scorso lo stesso Dipartimento della Difesa Usa ha comunicato che l’Italia ha persino anticipato le spese per il lotto IX previste nel 2015.
Qualsiasi promessa che ci verrà fatta dal governo da qui a fine maggio, durante la campagna elettorale per le Europee, sarà quindi per noi poco vincolante. Dire che sarà dimezzato il numero degli F-35 da acquistare non basta. Se si vuole davvero cambiare linea è necessario azzerare la spesa di 10 miliardi di euro – a cui se ne aggiungono almeno altri tre – prevista nel documento programmatico pluriennale per la Difesa. Vogliono davvero ripensare il progetto? Devono cancellare i fondi a disposizione. Altrimenti nulla vieta che tra qualche anno sarà autorizzato un nuovo acquisto di velivoli.