Gli 80 euro di Renzi, e il rischio stangata sulle bollette elettriche

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Ecco la solita mazzata che si nasconde dietro il luccichio dei pesciolini rossi.
O, se volete, il cetriolo in agguato dietro il paravento della propaganda.
Renzi – come Letta, Monti o Berlusconi – non riesce a fare a meno delle famigerate clausole di salvaguardia: in pratica una specie di scappatoia, una ciambella di salvataggio che il governo lancia a se stesso quando, sotto sotto, non si fida delle proprie misure. E che in questo caso servirebbe a salvare le sorti del decreto Irpef (quello sugli 80 euro in busta paga) qualora venisse meno una delle coperture ‘una tantum’ escogitate per elargire la regalia da campagna elettorale, ossia l’extragettito Iva da 650 milioni derivante dalla restituzione di una tranche dei debiti della Pa.
In cosa consista la clausola lo spiega il comma 11 dell’articolo 50 del decreto, secondo cui il ministero dell’Economia, con un decreto ad hoc, potrà stabilire entro il 30 settembre un aumento delle accise su alcol, tabacchi e soprattutto prodotti energetici.
Un rincaro delle bollette per tutti in modo da coprire gli 80 euro in busta paga che invece non sono per tutti? C’è da aspettarselo.
Dopo la stangatina sui conti correnti e quella sulle rinnovabili agricole, ecco l’ennesima fregatura nascosta nelle pieghe del provvedimento principe su cui il premier sta costruendo il suo castello di baggianate pre-elettorali.
La verità, però, prima o poi viene a galla. E al pesce rosso è rimasta poca acqua in cui nuotare.