Lavoro, Fucksia (M5S): “Con il Job Act il partito unico ha stabilizzato la precarietà!”

Tutto come previsto, o quasi. L’impeccabile Ministra delle “#Ri-Forme-giuste” Maria Elena Boschi ieri è giunta in Senato per presentare un maxi emendamento su cui il Governo ha imposto la fiducia. Alla faccia di tutto il lavoro svolto nelle Commissioni e in Aula, con un Parlamento sempre più privato delle proprie funzioni.
La portavoce al Senato Serenella Fucksia è chiarissima.
“Il provvedimento Renzi-Poletti, a dispetto del nome, non si occupa di lavoro. Parlerei piuttosto di una sorta di sineddoche al contrario, dove la voce Job Act sostituisce nel titolo, quella che nel contenuto è soltanto una riduttiva, misera e tra l’altro mal riuscita revisione di una singola tipologia contrattuale: il contratto a tempo determinato.
Se si fosse affrontato veramente il tema lavoro, leggendo il testo avremmo trovato parole come innovazione, sviluppo, scuola, ricerca, formazione, investimenti, facilitazione al credito, rete d’imprese, semplificazione. Avremmo concepito un testo organico e chiaro comprensibile sia per i cittadini italiani che per gli investitori esteri. Nulla di tutto questo.
Il Job Act non fa altro che rendere il contratto a tempo determinato pressoché perenne, istituzionalizzando in via definitiva la precarietà e l’incertezza“.

È su ben altro che avremmo dovuto discutere – prosegue Fucksia – cioè su una riforma complessiva del diritto del lavoro, che milioni di cittadini da anni attendono, una riforma capace di aprire il mercato del lavoro italiano all’Europa e al mondo, attraverso la cooperazione tra impresa-lavoratore-Stato fondata su un continuo investimento in formazione reale e accrescimento delle competenze richieste dalle veloci dinamiche di mercato.
Il M5S aveva presentato oltre 500 emendamenti al testo. Di questi solo due sono stati accolti e incorporati nel maxi-emendamento su cui il Governo ha chiesto la fiducia. Entrambi recano la prima firma di Serenella Fucksia.
Il primo emendamento mira alla valorizzazione degli istituti professionali, nell’ottica di un loro potenziamento e – soprattutto – per restituire a questi ultimi la funzione originaria: quella di favorire l’accesso al mondo del lavoro ai giovani per recuperare l’abilità al fare, all’inventare, al brevettare, al realizzare quel bello e funzionale che ha reso grande il made in Italy nel mondo, facendo del nostro know-how un vero e proprio valore di scambio.
Il secondo emendamento introduce la possibilità di comunicare lo stato di disoccupazione anche in via telematica tramite PEC, evitando file inutili, perdite di tempo e – in definitiva – rendendo meno farraginoso un meccanismo altrimenti snervante per chi si trova nei suoi ingranaggi. Un emendamento nella direzione della sburocratizzazione e digitalizzazione, come i tempi richiedono.
Sono piccole consolazioni – conclude Fucksia – ma suonano quasi come grandi vittorie in questo contesto politico in cui la voce del Parlamento è relegata ai margini e quella dell’opposizione messa sistematicamente a tacere.
“Il lavoro non è solo un dovere e nemmeno solo un diritto, ma un valore e come tale deve essere affrontato in tutta la sua complessità e dignità intrinseca. I contratti ne rappresentano solo una parte, neppure la più importante. Si è proceduto come se per costruire una casa non iniziassimo dalle fondamenta e dalla carpenteria, ma dagli stucchi e dalla tinteggiatura.
Capita sempre che sia l’erba cattiva a scacciare quella buona, analogamente se iniziamo con forme contrattuali pessime per i lavoratori, queste prevarranno sempre di più sulle altre nell’offerta e tanta precarietà mal pagata non porterà un aumento dei consumi aggravando la crisi e rallentando la ripresa.
Il Presidente Renzi ed il Ministro Poletti si sono completamente dimenticati di affrontare i nodi cruciali della crisi del paese: corruzione, criminalità organizzata, tasse smisurate a chi fa e produce, una giustizia civile a pezzi, una burocrazia asfissiante, sadica e incomprensibile”.