Arrestato l’ex ministro ambiente Clini. La nostra battaglia per la legalità continua

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La parabola di Corrado Clini è indicativa di quel sistema di potere tutto italiano che lega politica, malaffare e lobbies. Da ex ministro e, soprattutto, da attuale Direttore generale del ministero dell’Ambiente oggi è finito in manette.
Clini è stato ministro con il governo Monti ma direttore generale prima del governo “dei tecnici”, anche quando ministro era Stefania Prestigiacomo, e lo è ancora oggi. La procura di Ferrara sta lavorando a quest’inchiesta da mesi e l’arresto è una notizia che arriva come un fulmine nel cielo sereno del governo.
Clini, che oggi è Direttore per lo sviluppo generale, per il clima e per l’energia, avrebbe “distratto” 3,4 milioni di euro, dal finanziamento di 54 milioni di euro concesso dal ministero a un progetto per la protezione e preservazione dell’ambiente e delle risorse idriche, da realizzarsi in Iraq. Ai domiciliari per peculato, quindi.
Secondo quanto apprendiamo dalla procura di Ferrara, Corrado Clini, nella veste di direttore generale del ministero dell’Ambiente, dava l’ok al finanziamento per la ricostruzione del bacino del Tigri e dell’Eufrate, in Iraq. Poi però con un complesso giro di fatture false e di rimbalzi nei paradisi fiscali, parte dei soldi sarebbero finiti nelle tasche dello stesso Clini e di un ingegnere padovano.
Il progetto “New Eden”, sotto l’egida dell’Unep, è volto alla protezione e preservazione dell’ambiente e delle risorse idriche, da realizzarsi in Iraq e finanziato con il sostegno internazionale. Una prima fase delle indagini, che ha visto la collaborazione di Eurojust – l’organismo con sede a l’Aja e della polizia tributaria olandese, si era conclusa lo scorso luglio con la contestazione, da parte delle Fiamme Gialle ferraresi di rilievi connessi all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 1,5 milioni di euro. In quell’occasione ci fu l’iscrizione di 5 indagati per frode fiscale e con il sequestro per equivalente di beni per 330 mila euro disposto dal Gip del Tribunale di Ferrara.
L’hanno definita “distrazione di fondi”: che espressione edulcorata. Se tutto fosse confermato, per noi il termine è un altro: è furto, di soldi pubblici, di tutta la collettività, per un progetto da ben 54 milioni per risanare l’ecosistema idrico in Iraq. È curioso questo impegno dell’allora ministro dell’Ambiente per l’Iraq proprio mentre, in l’Italia, firmava ad esempio l’Aia salva Ilva. Dopo i clamorosi arresti dei giorni scorsi, non ci stupiamo della notizia odierna. La nostra battaglia in difesa del bisogno di legalità non si fermerà.