Cultura e Turismo sacrificati sull’altare delle riforme costituzionali

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Il governo ricorre senza vergogna all’ennesima richiesta di fiducia pur di far approvare un altro decreto in scadenza: venerdì quello Competitività, oggi quello Cultura e Turismo. Quest’ultimo era un provvedimento molto atteso per il rilancio del settore dei beni artistici e del turismo nel nostro Paese, da cui ci aspettavamo risposte decisive che invece non sono mai arrivate. Il Movimento 5 Stelle ha dato con responsabilità il suo contributo, migliorando un testo che intraprende in maniera troppo timida il percorso della modernizzazione di questo settore, ispirato più da una logica di svendita del nostro patrimonio culturale che da quella della valorizzazione e del rilancio, come invece sarebbe stato necessario per trainare soprattutto il settore delle nostre piccole e medie imprese.
Grazie a un’opposizione ferma e concreta siamo riusciti a introdurre diversi elementi correttivi al testo, sia sul fronte dei beni culturali che del turismo: nel passaggio alla Camera abbiamo ottenuto innanzitutto un incentivo da 2 milioni di euro l’anno per le start-up innovative del settore turistico, che dovrebbe favorire la nascita di 100-200 imprese ad alta tecnologia e creare lavoro per le giovani generazioni; abbiamo previsto un Piano nazionale di efficientamento energetico per tutte le strutture turistiche; la classificazione omogenea delle strutture ricettive e delle imprese turistiche su tutto il territorio nazionale oltre alla definizione normativa degli alberghi diffusi; abbiamo introdotto distretti turistici nazionali per la semplificazione amministrativa delle imprese turistiche; è stata realizzata la Carta del Turista, che consenta la fruizione integrata e semplificata di servizi pubblici di trasporto e degli istituti e dei luoghi della cultura, e il Portale nazionale per il monitoraggio e il sostegno tramite crowdfunding del patrimonio artistico-culturale con info per la loro fruibilità da parte del turista.
Ma avremmo potuto fare ancora di più se solo il governo ci avesse permesso di fare il nostro lavoro anche al Senato . E invece prima ci hanno fatto ritirare tutti i nostri emendamenti presentati in Commissione, assicurandoci che ci sarebbe stato modo di riproporli in Aula, e poi invece sono andati giù con la scure della fiducia, con buona pace anche dei nostro ordini del giorno, frutto del confronto con cittadini e attivisti e che avevano come obiettivo quello di ampliare e favorire la fruizione dei luoghi della cultura, rendendoli davvero accessibili a tutti. Il tutto per sacrificare il decreto sull’altare renziano delle riforme costituzionali.
Il governo si riempie la bocca della parola ‘cultura’, ma se questa le stesse davvero così a cuore stopperebbe il programma sugli F35 e reperirebbe così le risorse che mancano. Invece oggi, mentre si discuteva del decreto, i banchi della maggioranza erano tristemente vuoti.