La legge delega della povertà – diretta streaming dal Senato


Il Jobs Act è un meccanismo infernale, che combina facilità di licenziamento ad un sostegno al reddito vago e insufficiente.
Dalle poche e fumose notizie salite agli onori delle cronache, il giochetto di Renzi sembra molto semplice: mantenere i sussidi già esistenti, ovvero cassa integrazione, mobilità e disoccupazione, venderli come nuovi sotto il nome affascinante di “sussidio di disoccupazione universale” mentre nessuna risorsa viene investita nella ripresa degli investimenti, e quindi dell’occupazione. Il tutto a fronte di oltre 3 milioni di senza lavoro e quasi altrettanti di inattivi, vale a dire cittadini scoraggiati che il lavoro non lo cercano più.
Se consideriamo che la delega lavoro prevede anche il cosiddetto contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che garantisce molta più facilità di licenziamento al datore di lavoro, il lavoratore si troverà ancor più precario e sempre meno protetto.
Renzi si fa bello, a parole, con un sussidio universale che in realtà di universale non ha nulla. L’effetto più dannoso sarà la riduzione del numero di sussidi per i nuovi lavoratori assunti e per tutti i disoccupati di lungo periodo. Infatti, molto spesso questi non potranno maturare i requisiti per l’accesso al sussidio (ovvero 52 settimane di lavoro) perché probabilmente licenziati prima.
Potremmo ribattezzarla la “legge delega della povertà”.
Qual è l’obiettivo del Governo Renzi, allora? Favorire l’arrivo di investitori esteri, sgravati di quei costi sociali che dimagrirebbero i loro profitti. Stiamo parlando di una riforma presentata come panacea per i lavoratori italiani, che in realtà servirà per renderli ancor più precari e ricattabili dai nuovi datori di lavoro, spesso stranieri. Il tutto senza adeguate protezioni dalla piaga della disoccupazione crescente.
Tra articolo 18, demansionamento, controllo a distanza dei lavoratori e questo finto sussidio universale, del lavoro e dell’economia italiana rimarrà soltanto l’ombra.



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