Teatro Opera di Roma: una sconfitta per la cultura e l’Italia tutta

opera.jpg Il licenziamento di 182 dipendenti dell’Orchestra e del Coro del Teatro dell’Opera di Roma è una sconfitta per l’Italia tutta e per la cultura di questo Paese che muore lentamente, a cui si aggiunge il dramma personale dei musicisti che si ritrovano senza lavoro. Invece di tutelare le nostre eccellenze, si preferisce cancellarle; invece di investire sulla cultura, la si mortifica.
Abbiamo in varie occasioni cercato di dare voce al mondo delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, ascoltando la loro richiesta di aiuto, che non arriva certo oggi. Al Senato, ad esempio, siamo riusciti a ottenere, con alcuni miei emendamenti al Decreto ‘Valore-Cultura’, l’obbligo per i legali rappresentanti delle Fondazioni liriche di verificare che nel corso degli anni non siano stati corrisposti interessi anatocistici agli istituti bancari che hanno concesso affidamenti. Ci risulta però, da un’indagine svolta dai nostri consiglieri comunali presenti nelle città in cui ci sono Fondazioni, una netta reticenza ad adempiere queste verifiche. Ci chiediamo i motivi visto che in alcuni casi, il rimborso degli interessi anatocistici potrebbe portare nelle casse milioni di euro utili per procedere a risanamenti senza dover ricorrere agli ulteriori aiuti previsti nel Decreto ArtBonus.
Sarebbe interessante anche sapere come mai il Commissario Pinelli non sia ancora venuto a presentare la sua relazione nelle Commissioni parlamentari competenti. In quella sede lo avremmo certamente invitato a sollecitare le verifiche sull’anatocismo.
Il licenziamento collettivo degli orchestrali è arrivato come un doccia gelata, motivato dalle necessità di spending review. Ci chiediamo: davvero non era possibile tentare un’altra strada per salvare il teatro e insieme i lavoratori? E tutto questo avviene mentre è in corso un dibattito acceso sulla tutela dei lavoratori e sul Jobs Act.
Michela Montevecchi, Commissione Cultura Senato