L’austerità a colpi di 80 euro

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In tutti i giornali e nelle televisioni di partito è ormai assodato che questa manovra finanziaria targata Renzi sarà espansiva, ovvero farà ripartire redditi e occupazione in controtendenza alle manovre di Monti e Letta. “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità“. È la dritta di Joseph Goebbels, Ministro per la Propaganda di Hitler, e sembra che l’informazione e il governo italiano si siano adeguati volentieri.
Basterebbe inchiodare il premier davanti alle analisi di istituti quali Banca d’Italia, Istat, Cnel e Corte dei Conti, come un giornalismo serio e indipendente dovrebbe fare. Da queste autorevoli rilevazioni la stabilità di Renzi esce a pezzi: crescita zero o quasi (e abbiamo imparato che le previsioni sul Pil sono sempre ottimistiche), disoccupazione stabile, questa sì, a livelli altissimi, consumi stagnanti, debito pubblico ancora in ascesa.
L’arma di distrazione di massa, ancora una volta, sono 80 euro. Non ci sono investimenti pubblici infrastrutturali, non c’è finanziamento diretto alla ricerca, non c’è alcun piano industriale e i tagli alle tasse sono per lo più virtuali (come la decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato) o a favore della grande impresa (come il taglio Irap sulla componente lavoro), ma in compenso poche famiglie potranno beneficiare di un’altra mancetta se avranno la pazza idea di fare un figlio. Stiamo parlando del bonus bebè servito in pompa magna nel salotto della D’Urso.
Prendiamo allora ad esempio una di queste famiglie “privilegiate” e vediamo se nel 2015, a conti fatti, avrà 80 euro in più in tasca al mese o si tratta dell’ennesima illusione. La legge di stabilità, al nuovo nato, regala queste prospettive:
4 miliardi di ulteriori tagli alle Regioni, 1 miliardo alle Province e 1,2 miliardi ai Comuni. Tagli senza alcuna logica di merito, lineari come Mario Monti ci ha insegnato. Questa è austerità allo stato puro e per rispettare i nuovi vincoli di bilancio gli Enti locali dovranno prima alzare il costo dei servizi e poi eliminarne molti senza pietà. Un costo enorme per le famiglie e un nuovo giro di vite sulla sanità, la scuola, il trasporto pubblico…
– La fregatura del TFR in anticipo in busta paga. Ben sapendo che i consumi saranno di nuovo colpiti da questa manovra il Governo dà la possibilità di decurtare parte della liquidazione, tassata con aliquota agevolata (11%) e usufruirne da subito pagando un’aliquota ordinaria (17%). Renzi e sodali si vantano di avere fiducia nel cittadino, ora libero di fare dei suoi soldi ciò che vuole. Dimenticano di osservare che molte famiglie sono allo stremo, indebitate o affamate, e non hanno altra scelta che distruggersi il futuro per galleggiare nel presente, soprattutto se c’è un bimbo da mantenere.
– Il secondo aumento in due anni della tassazione sui fondi pensione, la cosiddetta previdenza integrativa, dall’11% al 20%. Insieme alla farsa del TFR si attacca quindi la possibilità di godersi la vecchiaia e magari di sostenere figli e nipoti dopo decenni di regolare servizio al Paese.
– L’aumento della tassazione dal 5% al 15% sulle partite Iva fino ai 15.000 euro, ovvero per il regime dei minimi.
– Il fantasma delle clausole di salvaguardia, con aumento generalizzato dell’Iva (compresa quella agevolata) e delle accise sul carburante dal 2016, nel caso probabile in cui l’assurdo vincolo del 3% deficit/Pil sia a rischio.
Ecco un antipasto di cosa attende l’anno prossimo le famiglie italiane. Con o senza l’elemosina degli 80 euro sarà un massacro, venduto come una rivoluzione espansiva e anti-tasse. Bugie di un Sistema dell’austerità che ha nell’euro e nei trattati europei il suo ombelico e nell’Italia di Renzi un alleato fedelissimo.