Disastro Liguria. Tra il dire, e il fare: ecco il nostro piano alluvioni

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Tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare… di fango.

Il dire: “Serve la pianificazione territoriale, stop al consumo del suolo”. Ministro dell’Ambiente Galletti dixit. Ieri, non mesi fa. Il tema è il dissesto che sta facendo franare il paese, città dopo città. Costa dopo costa. Addirittura il governo ha organizzato gli Stati Generali contro il dissesto idrogeologico dove si è fatto un gran parlare di pratiche virtuose del controllo del territorio. Dove si sono succeduti, con grandi pacche sulla spalla, esperti, geologi e funzionari. Basta con il cemento selvaggio. Tutto accadeva una decina di ore più tardi della riunione del Cipe, avvenuta appunto lunedì sera a palazzo Chigi, dove è stato stabilito tutt’altro.

Il fare. Il governo rinuncia a 9,8 miliardi di incassi fiscali per rendere possibile la costruzione di una nuova autostrada che collegherà Orte con Mestre. Pensateci: una lingua di cemento, sbancamenti, scavi, espropri, territorio violentato, buchi nelle montagne per una strada che propagandano in “project financing” ma che senza questo regalino da 10 miliardi non avrebbe mai visto la luce.
Il Cipe lunedì sera ha messo il timbro sul Si, grazie all’articolo 2 dello Sfascia Italia. Capito? Neanche il tempo di farlo diventare legge, e già ci inonda il paese di cemento.

Noi del M5S eravamo gufi? Eravamo reazionari medioevali? Neanche per sogno: eravamo avveduti e previdenti. Avevamo studiato le carte. Per questo ci sembra una beffa quella frase carpita al finto ambientalista Realacci, presidente onorario di Legambiente e della Commissione Ambiente, quando ci disse “Ma perché vi opponete alla Orte Mestre? Quest’opera è una boutade, non si farà mai”.
Il dire, presidente Realacci. Il fare è ben altro.

Questi invece sono i nostri fatti: abbiamo un piano, studiato con esperti, geologi, urbanisti. Proposte di legge depositate che aspettano di essere calendarizzate e un piano alluvioni, che analizza le opere in essere e dice no a quelle inutili, quelle che sono solo colate di cemento, quei cantieri che sulla carta sono contro il dissesto ma servono solo a far mangiare gli amici degli amici. Nel nostro piano alluvioni, scritto dal portavoce Samuele Segoni, capogruppo in Commissione Ambiente e tra l’altro anche geologo, introduciamo ad esempio il geobonus: uno sconto fiscale del 65% per quei privati che nel loro piccolo portano avanti interventi contro il dissesto e di messa in sicurezza. Si vuole proteggere il territorio? Non grandi opere, ma piccoli interventi.

Qualcuno potrebbe dirci che non ci sono i soldi per il geobonus: ma allora deve spiegarci perché ci sono 10 miliardi da regalare a un’opera che devasta l’Italia e di cui nessuno sente l’esigenza. Ah sì, qualcuno sì. I costruttori, la rete di imprese che fa capo a Bonsignore. Guarda caso, amico del ministro delle infrastrutture Lupi e cofondatore di Ncd.