La delega fiscale, il ‘salva-Silvio’ e Orfini il bugiardo

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Ieri il presidente del Pd Matteo Orfini ha deciso di prendere in giro tutte le persone che in quel momento stavano guardando la trasmissione “Servizio Pubblico”, dichiarando che il M5S avrebbe votato a favore della delega fiscale: ciò nel banale e inutile tentativo di screditare la posizione di contrasto assunta dal M5S e le critiche mosse dallo stesso in merito al contenuto dello schema di decreto legislativo, ribattezzato “decreto salva Silvio” e che ha creato non poco imbarazzo tra le fila della stessa maggioranza.

Orfini mente sapendo di mentire
, perché sulla delega nel suo complesso il MoVimento 5 Stelle si è astenuto, ha votato a favore di alcuni articoli e contro altri. Sull’ottavo, che riguarda il sistema sanzionatorio penale tributario, ci siamo espressi per il sì, condividendo lo scopo di rivedere il sistema delle sanzioni secondo criteri di predeterminazione e proporzionalità rispetto alla gravità della condotta.

Ma le misure contenute nello schema del decreto legislativo vanno ben oltre i principi contenuti nella delega!
Cosa che giustifica in pieno la ferma opposizione del M5S al provvedimento e che qui si intende nuovamente ribadire.

Basti pensare all’articolo 19 bis, il “salva Silvio” con il quale, oltre alle soglie di punibilità già previste per le singole fattispecie di reato, si introduce una ulteriore condizione di punibilità (ovvero una “mascherata” soglia di punibilità) che di fatto limita ulteriormente l’applicazione delle sanzioni penali, a favore dei “soliti noti”. La previsione del limite del 3% sull’imponibile, infatti, non costituisce affatto una criterio di proporzionalità della sanzione rispetto alla gravità del fatto, così come si vuol far credere. Non fosse altro che il limite previsto non incide sulla sanzione bensì sulla punibilità. In altre parole, il governo avrebbe ben potuto perseguire la suddetta finalità semmai individuando delle graduazioni di pena (come previsto per tutte le altre fattispecie di reato) in base all’entità della condotta penale (ad esempio, tenendo conto dell’ammontare dell’imposta evasa).
Le misure adottate, insomma, non trovano alcun collegamento logico o giuridico con quanto contenuto nella delega fiscale. E il M5S, proprio in virtù del consenso espresso sui principi della delega, non può in nessun modo accettarle.
E pensare che ancora oggi c’è qualcuno che ci chiede il motivo per il quale non abbiamo a suo tempo dato fiducia a questo governo.


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