Falso in Bilancio: ecco come Renzi zittisce il suo Consiglio dei Ministri

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Lo scorso 30 giugno, al termine del Consiglio dei Ministri, il Presidente Matteo Renzi e il ministro della Giustizia Andrea Orlando presentavano in conferenza stampa i 12 punti da cui partire per la riforma del sistema giudiziario italiano. In sostanza il Consiglio dei Ministri deliberava quelli che sarebbero stati i punti fondamentali da inserire nella riforma contro la lotta alla criminalità economica e il 14 luglio 2014 veniva pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia la relazione tecnica contenente le linee guida consultabile da chiunque al seguente link: http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_7_8.wp / https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_7_8.wp?previsiousPage=mg_14_7
Tra i punti della riforma vi era anche il reato di falso in bilancio. Come si legge nella relazione tecnica, il Consiglio dei Ministri, anche a seguito delle precise indicazioni ricevute dalla giurisprudenza nazionale e comunitaria, aveva ritenuto opportuno di “riconsiderare le previsioni delle soglie di punibilità attualmente vigenti (ovvero quelle introdotte da B.), legate alla natura estimativa delle violazioni ed all’entità delle falsità di bilancio: la fissazione di quelle soglie di punibilità (ovvero del 5% e del 1%; cfr: art. 2621 c.c.), al di sotto delle quali è inibito l’intervento penale, ha fatto correre il rischio di incentivare le condotte di falso, pur sempre dannose per l’economia di mercato” e di “eliminare, in particolare, le zone d’ombra e di non punibilità che finivano per incentivare meccanismi artificiosi tanto più difficili da scoprire quanto maggiori fossero le dimensioni della società”. Dunque, secondo il governo, le soglie andavano eliminate!
Ispirandosi a queste linee guida, il governo dopo lunghi ed estenuanti mesi di attesa portava in Commissione Giustizia il disegno di legge Grasso n.19 che, proprio come emerso dal CdM, aveva eliminato le soglie di non punibilità per il falso in bilancio.
Tutto secondo le aspettative fino all’8 gennaio, quando il governo (o meglio, la manina di Renzi) riscriveva un emendamento (il 7.1000) al disegno di legge Grasso n. 9 che inaspettatamente, disattendendo le linee guida decise e pubblicate dal suo stesso governo, riproponeva pari pari le stesse soglie di non punibilità per il reato di falso in bilancio introdotte da Berlusconi nel 2003, come il M5S ha già avuto modo di denunciare.
Prima l’art. 19 bis al decreto delega fiscale, ora l’emendamento in materia di falso in bilancio: le manine del governo agiscono per favorire grandi evasori, grandi frodatori e grandi falsificatori di bilanci societari. Il tutto, con un Consiglio dei Ministri ridotto da organo collegiale a organo monocratico e con un Parlamento che da organo di discussione viene declassato a mero ufficio di protocollo e vidimazione delle fiducie del governo.