La liquidità di Draghi? Si fa presto a dire bazooka…

draghi-bazooka-e1421936698559.png

Draghi annuncia di voler iniettare nel sistema quasi 1200 miliardi di liquidità (poi potrebbero essere ancora di più) da marzo 2015 a settembre 2016. E tutte le fanfare si scatenano. Le trombe annunciano la vittoria di Super Mario e gli agitprop spandono incensi di gioia e soddisfazione.

La verità, però, come al solito è ben diversa.
Da ieri la moneta unica europea è concettualmente morta. Anzi, è un malato terminale su cui le oligarchie europee tentano un accanimento terapeutico senza la convinzione di poterlo salvare con un miracolo. Insomma, non ci credono più nemmeno loro. Da ieri la valuta comune non solo non ha un governo unico alle spalle, ma nemmeno una politica monetaria armonizzata.
Il rischio del quantitative easing, infatti, viene scaricato all’80% sulle singole banche centrali nazionali e rimane condiviso, ossia in capo alla Bce, solo per il 20%. Di questo 20% il 12% riguarda i titoli di istituzioni come Bei o Mes (che hanno la tripla A o comunque sono molto sicuri) e solo l’8% investe le altre obbligazioni.
Morale? E’ ridotto al minimo il rischio condiviso sui bond dei Paesi periferici, quelli che più avrebbero bisogno del Qe. In pratica, briciole su un totale di quasi 900 miliardi di euro che la Bce probabilmente impegnerà sui titoli pubblici.

Qualcuno prevede che comunque l’economia ripartirà alla grande e i gufi saranno sconfitti. Draghi in realtà dà ragione al M5S e alla sua visione alternativa.
Perché? Semplice: noi chiediamo l’uscita dall’euro per avere una moneta più svalutata e una banca centrale che possa tornare a comprare i titoli del Tesoro. Cosa accade con il Qe? L’euro si deprezza e Bankitalia, in pratica, si accollerà tutti i rischi sui nostri titoli. Esattamente quello che vogliamo.

Potrebbero chiederci: allora perché adesso volete ancora uscire dall’euro? Perché non ha senso una politica monetaria che ci inonda di danaro senza una politica fiscale libera dai vincoli della moneta unica.

Il M5S ha fatto una #finanziAriabuona che ci emancipa da trattati come il Six Pack, il Two Pack o il Fiscal compact. La maggiore liquidità si “cavalca” abbassando le tasse e aumentando gli investimenti pubblici: una cosa che non si può fare nell’eurosistema delle tagliole contabili.

Che senso ha aumentare la base monetaria e far salire i prezzi se poi non crescono anche i salari e le prestazioni del welfare a favore dei più deboli? Sarà solo un danno.
Che senso ha liberare i bilanci delle banche dai titoli di Stato o dagli Abs tossici se poi le banche stesse non hanno gli investimenti, i progetti e il coraggio delle imprese da sostenere? Sarà solo un favore agli istituti di credito che investiranno in altra finanza più redditizia.

In poche parole, non basta agire sull’offerta se poi non si lavora anche sulla domanda (consumi e investimenti che si generano a vicenda).
Draghi forse allevierà il debito pubblico di qualche decimale nel rapporto con il Pil (facendo risalire, nominalmente, il Pil). Si celebreranno gli “zero-virgola” come una svolta epocale.
Invece il M5S ha una visione del tutto alternativa. Un cambio totale di paradigma con investimenti nei settori del futuro e nell’economia sostenibile. Ricerca e tecnologia, manifattura digitale, riconversione energetica, banda larga, turismo, paesaggio, tutela dell’ambiente, interventi piccoli e diffusi sul territorio, agricoltura di qualità.
Dal concetto di Pil a quello di benessere, da quello di crescita a quello di progresso. Tutto questo sarà possibile solo fuori dall’euro.
Bye bye Draghi!!