Arriva la carica dei ‘grandi elettori’: indagati ma pronti a eleggere il nuovo Capo dello Stato

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Tra pochi giorni l’Italia avrà un nuovo Presidente della Repubblica. A eleggerlo saranno anche 58 delegati scelti dai consigli regionali: un delegato dalle file dell’opposizione e gli altri due tra le cariche principali degli organi regionali.
Tra i 58 che oggi varcheranno Palazzo Montecitorio per il primo scrutinio, ce ne sono 22, come rivela un articolo dell’Espresso, che possono appuntare sul petto la ben poca meritevole medaglia di ‘indagato’, di cui 8 sono Presidenti di Regione,
I governatori che ‘vantano’ guai con la magistratura sono: il governatore leghista della Lombardia Roberto Maroni (indagato per aver esercitato pressioni), il governatore pugliese Nichi Vendola (rinviato a giudizio per vicende legate all’Ilva), il presidente democratico della Toscana Enrico Rossi (indagato per falso ideologico), il governatore abruzzese Luciano D’Alfonso (imputato per corruzione), il governatore della valle d’Aosta Augusto Rollandin (indagato per abuso d’ufficio), il governatore democratico della Basilicata Marcello Pittella (rinviato a giudizio per peculato), quello delle Marche Gian Mario Spacca (indagato per le spese dei gruppi politici in Regione) e quello della Liguria Claudio Burlando, indagato per disastro ambientale colposo.
Molti altri delegati sono coinvolti in indagini legate soprattutto alle spese pazze (e relativi rimborsi) dei gruppi consiliari in Regione. E’ lì infatti che per anni si è consumato, sotto un’inspiegabile cappa di impunità, il malcostume di farsi rimborsare con soldi pubblici spese che nulla hanno a che fare con l’attività istituzionale.
Le cronache ci raccontano di rimborsi richiesti per scontrini legati alle spese più improbabili: le ormai celebri mutande verdi in Piemonte, zampone e panettoni in Emilia Romagna, balli cubani e argenteria in Calabria. Insomma, una carica di ‘Fiorito’ (dal nome del celebre ‘Er Batman’, l’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio condannato in primo grado per presunta appropriazione di 1 milione e 300 mila euro di fondi pubblici, e diventato il simbolo delle spese folli dei politici in Regione), pronti a scegliere l’uomo che per sette anni dovrà essere garante della Costituzione.
Le imbarazzanti vicende giudiziarie che coinvolgono gran parte di questi rappresentanti delle istituzioni locali appannano la legittimità del loro ruolo di delegati e la sacralità del voto che andranno a esprimere da domani. Ma la preoccupazione e lo sdegno restano anche per il futuro: ricordiamo, infatti, che la riforma costituzionale voluta da Renzi prevede che i futuri membri del Senato (quello che il premier dice di voler abolire) siano scelti dai partiti proprio tra i sindaci e tra quei consiglieri regionali che negli ultimi anni sono stati travolti da scandali e inchieste. I futuri senatori, paradossalmente, avranno anche l’immunità parlamentare, dunque uno scudo che all’occorrenza li proteggerà da eventuali processi.