No all’intervento in Libia, le bombe non portano la democrazia!

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Il MoVimento 5 Stelle si oppone a qualsiasi intervento militare in Libia. La storia ci insegna che la guerra in passato ha sempre contribuito ad alimentare il terrorismo e l’attuale scenario mediorientale, con l’insorgere di nuove e pericolose organizzazioni terroristiche come lo Stato Islamico, ne è la più chiara e nitida dimostrazione, affermano i deputati M5S delle Commissioni Esteri e Difesa.
Ai ministri Pinotti e Gentiloni, che oggi hanno annunciato per mezzo stampa un intervento militare scavalcando nuovamente il Parlamento, suggeriamo di venire a riferire in aula prima di assumere decisioni dal carattere unilaterale e in violazione dei principi costituzionali.
Poichè è evidente che l’uso delle armi peggiorerà la situazione e che il caos in Libia è effetto delle decisioni dell’allora Pdl e del Pd che nel 2011 si chinarono alle pressioni di Francia e Usa a danno dell’Italia e della popolazione civile in Libia.
Per il M5S la sicurezza dei cittadini italiani rappresenta un’assoluta priorità, ma credere di poter trovare una soluzione pacifica alla questione libica scandendo, come accaduto quattro anni fa, nuovi attacchi e mietendo migliaia di vittime innocenti, è una posizione che rasenta la follia.
Temiamo che il governo Renzi e gran parte delle forze politiche vogliano oggi mettere delle toppe, sempre le stesse bombe, ai buchi se non alle voragini che loro stessi hanno creato in passato. Ma spesso le toppe sono peggiori dei buchi.
Vorremmo infine ricordare che la Pinotti è lo stesso ministro che pensava di risolvere la questione Isis inviando un po’ di armi ai curdi, senza capirci poi molto perchè poi le stesse armi sono finite proprio in mano all’Isis.
Ed ora c’è il paradosso che in Libia potrebbero spararci con le armi che noi gli abbiamo fornito. Noi del M5S siamo sempre stati contrari ad ogni forma di violenza o ingerenza e se fosse anche l’Onu nei prossimi giorni a chiedere un intervento militare, dovremmo comunque valutarlo.
Piuttosto riteniamo che si debbano tagliare tutti i rapporti commerciali con gli Stati che finanziano l’Isis. Dobbiamo capire chi sono e rivedere le politiche energetiche dell’Italia. Il nostro Paese sta rimanendo stretto in questa morsa di una guerra multipla: ad est con l’Ucraina, a sud con la Libia e a nord nel conflitto economico con l’Europa.
Comunque, preveniamo le accuse dei soliti parolai dei partiti: no, non siamo affatto alleati dell’Isis, ma mettiamo in guardia dal farsi prendere da questo nostalgico eccesso di belligeranza.



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