L’Europa si scopre euroscettica

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L’ultimo sondaggio su euro e Ue dell’istituto Demos, che sarà presentato oggi alle 16 alla Camera dei deputati, è interessante per diversi motivi. Innanzitutto conferma che nell’eurozona l’Italia è il secondo Paese più euroscettico con solo il 27% di intervistati fiduciosi sulla Ue e ben il 30,5% favorevoli senza se e senza ma ad un’uscita dall’euro. La percentuale sale al 46,2% per gli elettori del M5S, forza politica in assoluto più convinta dell’uscita dall’euro.
Può sorprendere invece il fatto che il primo paese euroscettico sia la Germania, con il 36,8% di favorevoli all’uscita immediata. In realtà il motivo è semplice. Milioni di lavoratori tedeschi hanno visto un crollo dei salari reali durante il quindicennio dell’euro e dopo la crisi del 2008 l’economia tedesca arranca. Precarizzazione del lavoro (i famosi minijobs), salari in calo, Pil fermo, crediti verso il Sud Europa a forte rischio. Un progetto suicida come l’euro alla lunga trascina nel baratro anche chi grazie ad esso ha accumulato ingenti avanzi commerciali. Sia per i lavoratori sottopagati che per i creditori la moneta unica è diventata nel tempo un enorme ostacolo.
Altro dato notevole è che circa un intervistato su due, in Italia come in Germania, Francia e Spagna, riconosce i gravi problemi dell’euro ma teme gli effetti dell’uscita. L’Unione Europea è costruita sul terrorismo mediatico e sull’assuefazione dei cittadini europei ad un governo di burocrati non eletti. Anche solo per questo non può e non deve durare.
Infine, il dato più indicativo. Nei due Paesi fuori dall’euro presi a modello, Polonia e Gran Bretagna, la stragrande maggioranza degli intervistati è contraria ad un eventuale ingresso nell’euro. Il 70,9% in Polonia e l’83,6% in Gran Bretagna, con il 91,7% degli elettori Ukip (il partito di Farage) che rispondono un secco NO all’ipotesi di adottare la moneta unica.
Al di là dei rilievi tecnici, che dimostrano l’insostenibilità dell’euro, le autorità nazionali ed europee dovrebbero ragionare su questo sempre più diffuso sentimento di rifiuto dei cittadini. Da una moneta suicida si può uscire con razionalità o in preda al caos, e nella seconda ipotesi ci perdono tutti. Continuare a spingere sulla retorica neoliberista dei tagli allo Stato sociale, della “flessibilità” del lavoro e dei sacrifici è la via più rapida per un’implosione disastrosa.
Il M5S, a differenza del Pd renziano, lavora ogni giorno perché a prevalere sia una soluzione condivisa, almeno dai Paesi del sud. Uscire dall’euro si può, basta uccidere il dio dell’austerità e tornare a decidere del nostro futuro. #fuoridalleuro