Emergenza prostituzione minorile: colpa anche della povertà

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Adolescenti che si prostituiscono per una ricarica telefonica o una bottiglia di birra; altri che offrono prestazioni sessuali a pagamento mentre i genitori chiudono un occhio e lasciano fare, perchè la vendita del corpo dei propri figli è rimasta l’ultima disperata risorsa per sopravvivere e mantenere la famiglia. Sono realtà drammatiche, ma sempre più diffuse anche in Italia, dove negli ultimi anni il fenomeno della prostituzione minorile è aumentato vertiginosamente.
Il quadro agghiacciante emerge dalle cifre fornite dal Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma, Maria Monteleone, ascoltata dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza nell’ambito dell’indagine sulla prostituzione minorile.
Solo nella città di Roma, i procedimenti penali che riguardano l’induzione, il favoreggiamento, lo sfruttamento e l’organizzazione della prostituzione minorile sono passati da 31 casi nell’anno 2012 a 191 nell’anno 2014, un + 516% in soli 2 anni che mette i brividi. Ad aumentare è anche la prostituzione minorile maschile, che in questo caso coinvolge per lo più ragazzini stranieri.
Perchè la prostituzione minorile sta crescendo in questo modo? Le cause sono certamente complesse, di natura culturale e morale, ma ciò che più preoccupa sono le motivazioni economiche che stanno trasformando questo fenomeno in una vera e propria emergenza. Spesso, in condizioni di povertà estrema come quelle che la crisi ha generato (secondo l’Istat 1 italiano su 4 è a rischio povertà, 10 milioni sono senza mezzi), anche la prostituzione può diventare una delle poche vie di uscita per mantenersi.
“Abbiamo esempi concreti – ha spiegato il procuratore alla Commissione per l’Infanzia – di scelta del minore di intrattenere rapporti di prostituzione per ragioni economiche, per una situazione di disagio, di difficoltà familiare e questo spiega anche perchè alcuni di essi si trovino a farlo nella piena consapevolezza dei genitori. Ci sono casi nei quali i genitori sono perfettamente consapevoli di quello che i figli fanno e questa attività costituisce l’unico mezzo di sostentamento della famiglia. L’incremento è quindi connesso a situazioni di gravissimo disagio economico e familiare“.
“Per spezzare questa catena drammatica – sottolinea la senatrice del M5S Enza Blundo, vice presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza – bisogna che anche il nostro Paese introduca una misura capace di garantire, sia alle famiglie che a molti giovani, una vita dignitosa che passa attraverso un’adeguata formazione e poi il reinserimento nel mondo del lavoro”.
In Parlamento una proposta che va in questa direzione c’è: è quella del Movimento 5 Stelle, che introduce il reddito di cittadinanza. Il testo è già in Commissione, serve solo la volontà politica di tutti per trasformarlo in legge.