“Costituzione imposta con metodi fascisti”
Riforme, il discorso di Toninelli

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Signora Presidente, 
è davvero doloroso per me essere qui oggi.
Ma lo faccio con l’orgoglio di chi ha il compito di testimoniare la contrarietà del M5S ad un tentativo di rovina della Costituzione che è stato imposto con metodi fascisti
Discutere del merito di questa riforma è ormai del tutto superfluo. Ma è doveroso esplicitare in questa sede i pilastri di questo attacco scellerato alle fondamenta della nostra democrazia, della nostra storia: politici nominati da altri politici e non eletti direttamente dai cittadini, la prevaricazione del Governo sul Parlamento, la complicazione del processo legislativo. In breve: meno sovranità popolare e più sovranità di un capo.
Questo è l’esatto opposto di quanto prevede la Costituzione.
Per questo motivo siamo stati fin dal primo momento contrari all’impianto di questa che chiamate riforma ma che di riforma non ha proprio nulla.
onostante ciò, non abbiamo rinunciato a tentare di contribuire a modificarla, a tentare, in qualche modo, almeno di limitare il danno.
Chi dice che abbiamo rinunciato a qualsiasi tentativo di dialogo mente sapendo di mentire: abbiamo provato a dialogare in tutti i modi possibili, sedendoci letteralmente al tavolo con voi per discutere di riforme. Ma il concetto di dialogo del padrone del Partito unico è quello di far finta di ascoltare tutti per poi fare ciò che gli pare, facendo passare coloro che dissentono per il popolo del ‘no’. 
Ma chi crede di essere?

Chi credono di essere lui e gli interessi che rappresenta?

La Costituzione non è loro!

La democrazia non è loro!

Sono di tutti!

Ma soprattutto sono degli onesti.

Di chi ama l’Italia e gli italiani.

Tutti indistintamente, di destra e di sinistra, perché l’onestà e la buona fede non sono né di destra, né di sinistra. 

Noi siamo tutti questi italiani.
Cittadini di ogni provenienza e appartenenza sociale. Cittadini giunti in Parlamento per aiutare e rappresentare le persone che ne stanno fuori. Tutte le persone che stanno fuori di qui e che, anche questa volta, subiscono i danni delle vostre guerre di potere.
Siamo rimasti in quest’aula fino a notte, nonostante l’evidente illegalità del procedimento seguito. Perché il percorso delle riforme costituzionali è studiato per essere svolto in tempi più lunghi di quelli delle legge ordinarie: voi avete illegalmente trasformato un dibattito costituente in una grottesca seduta fiume, con cui avete riformato decine di articoli della Carta fondamentale nel giro di un giorno e di una notte.
Ma noi abbiamo partecipato con spirito propositivo, fino all’ultimo, fino all’ultimo.
Abbiamo ascoltato, studiato e poi proposto. Con l’onestà intellettuale di chi sa, in buona fede, di avere solo un interesse da rappresentare: il bene comune
Abbiamo proposto l’approvazione di alcune norme, poche, perché sapevamo che non avreste ascoltato chi vi chiede onestà.
Lo abbiamo fatto in nome dei principi di trasparenza e di partecipazione dal basso che ci contraddistinguono. Vi abbiamo chiesto di tutelare il Parlamento, inteso come luogo di espressione della voce del popolo, dallo strapotere del Governo che a sua volta è schiacciato dai poteri forti di banche e istituzioni finanziarie. 
Ci avete detto di no. 
Vi abbiamo chiesto di aiutare i cittadini ad affiancare la politica nelle decisioni che riguardano tutti. Sto parlando della nostra proposta di introdurre i referendum senza quorum. 
Ed è stato ancora un no. 
Vi abbiamo chiesto quello che tutti i cittadini italiani chiedono: il dimezzamento dei parlamentari e dei loro stipendi e lo scandaloso privilegio dei vitalizi per i parlamentari condannati in via definitiva. 
Anche questo è stato un no
Ci avete detto sempre e solo no!
Lo avete fatto perché siete dei codardi! Lo avete fatto perché avete paura della democrazia e dei cittadini. Vi rinchiudete nella vostra roccaforte di potere perché vi sentite minacciati e vi difendete limitando la democrazia, affinché i cittadini vengano spinti ancora più in giù, in un luogo buio e deserto in cui l’unico ruolo che possono ricoprire è quello di sudditi.
È per questo che non c’eravamo ieri e non ci siamo oggi! 
Abbiamo abbandonato l’aula come segno di rispetto per il nostro Paese e per i nostri padri costituenti: non potevamo lasciare alcuna traccia di legittimità a una maggioranza parlamentare illegittima che cambia la Costituzione di tutti gli italiani di notte, in fretta, come i ladri.
Ma la mia presenza qui oggi serve anche per rinfrescarvi la memoria, almeno per quelli di voi che ancora non l’hanno gettata dalla finestra insieme alla dignità. 
Sono qui a ricordarvi alcune parole, che vennero pronunciate in quest’aula il 20 ottobre del 2005.
L’occasione era la stessa di oggi: la dichiarazione di voto finale sulle riforme costituzionali, in quel caso del centro destra.
Vi prego, ascoltatele, fatelo con la mente e con il cuore: 
Oggi, voi del Governo e della maggioranza state facendo la «vostra» Costituzione. L’avete preparata e la volete approvare voi, da soli, pensando soltanto alle vostre esigenze, alle vostre opinioni e ai rapporti interni alla vostra maggioranza. Il Governo e la maggioranza hanno cercato accordi soltanto al loro interno, nella vicenda che ha accompagnato il formarsi di questa modifica, profonda e radicale, della Costituzione. Il Governo e la maggioranza – ripeto – hanno cercato accordi al loro interno e, ogni volta che hanno modificato il testo e trovato l’accordo tra di loro, hanno blindato tale accordo. Avete sistematicamente escluso ogni disponibilità ad esaminare le proposte dell’opposizione o anche soltanto a discutere con l’opposizione. Ciò perché non volevate rischiare di modificare gli accordi al vostro interno, i vostri difficili accordi interni.Il modo di procedere di questo Governo e di questa maggioranza è stato il contrario di quello seguito in quest’aula, nell’Assemblea costituente, dal Governo, dalla maggioranza e dall’opposizione di allora. Siete andati avanti, con questa dissennata riforma, al contrario rispetto all’esempio della Costituente, soltanto per non far cadere il Governo. Ancora una volta, in questa occasione emerge la concezione che è propria di questo Governo e di questa maggioranza, secondo la quale chi vince le elezioni possiede le istituzioni, ne è il proprietario. Questo è un errore. È una concezione profondamente sbagliata. Le istituzioni sono di tutti, di chi è al Governo e di chi è all’opposizione. La cosa grave è che, questa volta, vittima di questa vostra concezione è la nostra Costituzione
Queste parole sembrano pensate per essere rivolte alla maggioranza e al Governo qui e oggi, ma sono state pronunciate in quest’aula dieci anni fa dall’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Avete capito cosa diceva il Presidente della Repubblica? Il candidato che voi avete proposto e votato poche settimane fa e che tanto avete applaudito.
Le sue parole valgono oggi più di allora. E ora vi dovete vergognare per aver fatto peggio, molto peggio, di quanto fece Berlusconi nel 2005.
Ma noi non ci arrenderemo. Faremo di tutto per impedire che vittima della vostra malafede e degli interessi che rappresentate sia la nostra Costituzione.
Per ora gli onesti escono e i disonesti rimangono. 

Ma non finisce qui.
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