Scuola: 7 buoni motivi per dire no alla riforma Renzi

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Dopo mesi di annunci, giovedì sera Matteo Renzi ha presentato la sua riforma della scuola con il tono e l’enfasi di un venditore di pentole, e lo ha fatto da solo, senza avere accanto nemmeno il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, ormai definitivamente commissariata.
Nonostante il premier abbia detto che è urgente approvare velocemente la riforma (ma allora viene da chiedersi: perchè non ha presentato un decreto?), oggi non esiste ancora un testo ufficiale e tutto quello che abbiamo sono una decina di slide e di anticipazioni sui giornali. In attesa di leggere le carte, però, già siamo in grado di intravedere che scuola sarà quella che verrà fuori dalla riforma di Renzi e possiamo già dire con certezza che questa scuola non è quella che vogliamo per i nostri ragazzi e per il nostro Paese. E vi spieghiamo il perchè.
1-L’IDEA DI SCUOLA AZIENDA. In nome di una presunta autonomia scolastica, la scuola si trasforma in un’azienda guidata da un preside-manager che potrà scegliersi i professori in totale autonomia e a suo completo piacimento. Non sappiamo con quali criteri potrà farlo, ma immaginiamo con quali conseguenze per la libertà di insegnamento dei professori e per la loro autonomia professionale e intellettuale.
2-IL DIETROFRONT SULLE ASSUNZIONI. I 150 mila precari che il governo aveva promesso di assumere sono diventati 100mila e non sappiamo ancora se assunti tutti a settembre o spalmati su due anni. Tutti gli altri, prima illusi e poi disillusi, rimarranno a bocca asciutta e la guerra tra poveri, tra i precari di serie A e quelli di serie B, continuerà. La verità è che senza investimenti è impossibile avere nuove cattedre e dare lavoro ai precari che aspettano da troppo tempo.
3-SOLDI ALLE PARITARIE. I soldi per assumere tutti i precari non ci sono, ma quelli per foraggiare le scuole paritarie sì. Così nella riforma c’è spazio pure per gli sgravi fiscali per le famiglie che iscrivono i propri figli in una scuola privata.
4-BONUS CULTURALE AI PROF. Renzi dà un bonus di 500 euro l’anno ai professori per incentivare il loro consumo culturale, come se la formazione culturale e professionale potesse essere gestita o incentivata dall’alto. Quei soldi, invece, potevano servire all‘acquisto di ebook o per finalità culturali destinate agli studenti e alle loro famiglie.
5-IL BLUFF DELLA CLASSI POLLAIO. È stato annunciato lo stop alle classi pollaio, ma non si capisce come ciò avverrà. Le classi, infatti, continueranno ad essere accorpate e aumentate per numero di alunni per la cronica mancanza di personale.
6-IL RICATTO. Il governo ha scelto di procedere con un disegno di legge e lo ha fatto non per favorire il dialogo con le altre forze politiche, ma per scaricare sul Parlamento la responsabilità di un eventuale ritardo nell’approvazione della riforma, che farebbe saltare le assunzioni dei nuovi insegnanti previste per l’inizio del nuovo anno scolastico. E’ un ricatto: il governo ha impiegato 6 mesi per scrivere questa riforma, ma ora il Parlamento o la approva in fretta e furia così com’è oppure sarà responsabile del caos che si avrebbe a settembre senza assunzioni avviate.
7-LE DELEGHE. Nella riforma ci sono temi fondamentali per la scuola che vengono relegati in un disegno di legge delega: la valutazione dei docenti, il diritto allo studio, la disabilità, persino l’edilizia scolastica. Temi che verranno sottratti dal confronto con il Parlamento e sul quale il governo, ancora una volta, potrà fare il bello e il cattivo tempo.