7,6 mld di fondi UE, il Governo può usarli per il reddito di cittadinanza!

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Dal Commissario europeo per le politiche regionali Corina Cretu apprendiamo che all’Italia restano da spendere ben 7,6 miliardi di euro di fondi europei. Ebbene, Il governo ha oggi un’occasione imperdibile: apra un tavolo con Bruxelles, cui spetta il compito di valutare la compatibilità degli investimenti, e ottenga il via libera per impiegare i fondi a sostegno del nostro reddito di cittadinanza

La proposta è infatti perfettamente in linea con gli obiettivi di crescita e sviluppo fissati dall’Ue. In un Paese dove 9 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà, è importantissimo che il governo impieghi questi fondi per avviare una misura finalizzata al contrasto delle disuguaglianze e dell’esclusione sociale.
Per la prima volta Renzi ha la possibilità di investire le risorse comunitarie in maniera proficua, usandole per il reddito di cittadinanza. Lo aspettiamo al varco. 
Del resto, ci aveva già pensato il governo Letta a dirottare parte dei fondi strutturali su lavoro e povertà, ma con scarsissimi, anzi nulli, risultati. Poiché ogni decisione è sempre subordinata all’ok di Bruxelles, che deve considerare i progetti compatibili con gli obiettivi.
Ad ottobre, la Commissione europea e l’Italia hanno siglato un accordo di partenariato per l’uso dei fondi e di investimenti per i prossimi 7 anni e che dà il via all’investimento di 32,2 miliardi di finanziamenti totali a titolo della politica di coesione, 10,4 miliardi per lo sviluppo rurale e 537,3 milioni per il settore marittimo e la pesca. 
ggi, però, come suggerito dal Commissario Cretu ci restano ancora 7,6 miliardi da spendere del settennato appena concluso. Una cifra importante, che il governo potrebbe provare ad impiegare sul fronte occupazionale per dare il là alla nostra proposta di legge sul reddito di cittadinanza. 
 Sul sito web istituzionale della stessa Ue si legge che l’Unione “fornisce finanziamenti per un’ampia gamma di progetti e programmi nei settori più diversi”, tra i quali figura proprio il comparto “occupazione e inclusione sociale“. E, ancora, si legge che “i fondi sono gestiti seguendo norme rigorose per assicurare che il loro utilizzo sia sottoposto a uno stretto controllo e che siano spesi in modo trasparente e responsabile”. 
Peccato che finora il nostro Paese, ed in particolare diverse amministrazioni regionali, li abbia però investiti per sostenere progetti del tutto inutili.
Alcuni esempi? In passato, tra le centinaia di migliaia di progetti sui quali si suddivide l’enorme massa di denaro, il Corriere della Sera denunciò a destinazione di 9.994,70 euro andati alla “Giostra del castrato” di Longobucco (Cosenza) del 2009, di 7.600 euro alla Festa dell’uva a Catanzaro del 2011, di 803,52 euro alla Puglia per la “Liquidazione del servizio hostess al Tre expo Venice del 2010” e così via. 
Il timore è che di questi 7,6 miliardi molti, dunque, possano essere spesi ancora una volta in maniera poco proficua. E’ vero, si tratta di fondi, in via di principio, già destinati, ma il governo potrebbe, anzi dovrebbe valutare se la collocazione delle amministrazioni locali rispetta i parametri di crescita e sviluppo fissati. Nel caso contrario, avrebbe la possibilità di chiedere una nuova collocazione di questi fondi, entrare in carica come primo gestore e far pressing sull’Ue affinché conceda all’Italia l’opportunità di destinare i 7,6 mld o parte di essi per l’introduzione del reddito di cittadinanza.
Perché farlo? Perché lo scopo dei fondi strutturali “consiste nell’equiparare i diversi livelli di sviluppo tra le regioni e tra gli Stati membri“, “contribuendo pertanto a pieno titolo all’obiettivo della coesione economica, sociale e territoriale” dell’Europa.