Agenzia Entrate, nomine e cartelle illegali: il Ministro Padoan risponde solo fuffa

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Gli ultimi tre governi in fila, Monti, Letta e Renzi, hanno avallato una pratica scandalosa che la Corte costituzionale ha giustamente bocciato pochi giorni fa. Stiamo parlando delle nomine dirigenziali, circa 1200, in Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Dogane. Andavano fatte con il concorso pubblico, mentre per anni il “metodo Befera” ha previsto di nominare in via diretta gli amici degli amici secondo logiche politiche e clientelari.
Ora niente scorciatoie per favorire i nominati del Fisco che compromettono il buon funzionamento della Pa e orientano la riscossione fiscale solo in alcune direzioni, colpendo i piccoli contribuenti e spesso chiudendo un occhio nei confronti dei soliti grandi evasori. Ogni altra sanatoria sarebbe inaccettabile.
Il M5S ne ha chiesto conto in aula, con un question time a prima firma Emanuela Corda, al ministero dell’Economia. E Padoan ha balbettato una risposta di maniera senza impegni precisi.
Noi vogliamo un concorso chiaro, trasparente e basato sul merito. Bastano molti meno dirigenti di quelli bocciati dalla Consulta. E soprattutto devono prevalere quelli più brevi. Un ministro come Padoan, secondo cui la Consulta intralcia il lavoro di Agenzia delle Entrate, dovrebbe invece andarsene a casa. L’illegittimità della nomine mette a rischio anche il gettito erariale, dato che gran parte degli avvisi inviati dall’Agenzia delle entrate e, a cascata, delle cartelle esattoriali notificate da Equitalia potrebbe risultare nulla. Ora si apre un rischio grave di contenziosi in massa.
Il M5S andrà fino in fondo per capire chi ha sottoscritto le cartelle che vessano i contribuenti e quale sia il margine per chiedere un annullamento degli atti. Il MoVimento si schiera sempre accanto ai cittadini e contro i satrapi della burocrazia in combutta con imprenditori corruttori e politici corrotti.