Più tasse e meno servizi: il Governo scarica l’austerità sugli Enti locali

tagli-agli-sprechi.jpg
Gli Enti locali sono sotto attacco. Non da oggi, ma la sequela di tagli ai trasferimenti dallo Stato e di vincoli di bilancio sempre più stringenti prosegue con questo Governo dell’austerità. I comuni e le città metropolitane, in particolare, sono minacciati da due trappole mortali: la prima è il Patto di stabilità interno che li costringe a crescenti avanzi di bilancio, la seconda è la riduzione della spesa pubblica dello Stato, attuata come al solito attraverso rigidi tagli lineari.
I Comuni hanno due sole vie per rientrare nei vincoli dettati dalla Ue e accettati dal Governo di Roma: alzare le tasse locali o tagliare le spese, ovvero privarsi di servizi essenziali per i cittadini. Spesso l’azione dei sindaci è un mix di maggiori tasse e minori servizi. Anche ammettendo alcuni sprechi, che certo non mancheranno, va detto chiaramente che non esiste altra via di uscita. Un Comune non può opporsi da solo alle imposizioni nazionali ed europee.
Servirebbe un’alleanza degli Enti locali contro regole tanto assurde, e i sindaci 5 stelle si sono spesso distinti per una critica feroce al Patto di Stabilità e ai tagli centrali richiamando i loro colleghi ad un fronte comune. Inutile dire che non hanno riscosso grandi consensi, anche perché in molti preferiscono dissanguare i cittadini che li hanno eletti piuttosto che opporsi ai rispettivi segretari di partito. Basti pensare a quanto è debole l’opposizione del Presidente dell’associazione dei Comuni italiani, Piero Fassino, sindaco di Torino del Pd. Il Governo, di questo passo, può dormire sonni tranquilli, mentre sanità, trasporto pubblico e scuola sono sottoposti ad una spaventosa cura dimagrante.
Per limitarci al Governo in carica, la legge di stabilità dello scorso dicembre ha applicato un taglio netto di risorse a Comuni, Province e città metropolitane per la mostruosa cifra di 14 miliardi di euro di qui al 2019. Contando anche le Regioni si arriva a più del doppio: 30 miliardi in 5 anni. Cifre confermate nel Def di questi giorni, senza contare che le stime del Governo sul Pil non convincono per niente, tanto che nella prossima legge di stabilità potrebbero arrivare nuove tasse locali o nuovi tagli per scongiurare le ormai celebri clausole di salvaguardia. Il M5S ha da poco presentato alla Camera una importantissima mozione a prima firma Luigi Di Maio nella quale si chiede al Governo di “ripristinare integralmente i trasferimenti tagliati con la legge di stabilità per l’anno 2015“, anche considerata la lunga fase di crisi e la difficoltà dei Comuni in dissesto finanziario nell’erogare i servizi fondamentali.
Da notare, nonostante tutto, la virtù dei Comuni a 5 stelle, che tra tagli agli sprechi e intelligenza amministrativa sono riusciti a ripagare debiti accumulati precedentemente e a mantenere un elevato standard nei servizi. Se Parma ha ormai abbattuto di quasi il 40% il debito, ha visto un +7% di turismo e ha dato un impulso decisivo alla raccolta differenziata (ormai al 70%), a Pomezia 4 milioni di surplus potranno ora essere usati per investimenti locali e servizi, mentre prima della vittoria a 5 stelle le casse locali erano in perdita di 7 milioni di euro. Notizie analoghe arrivano da Ragusa, Livorno, Bagheria e dagli altri Comuni a 5 stelle.
Nemmeno competenza e determinazione, però, possono proteggere i cittadini dalla ghigliottina sugli Enti locali. Il Governo ha deciso di scaricare la sua folle fedeltà ai dettati europei sugli amministratori locali, e non è difficile scommettere che alle prime difficoltà di un Comune a guida M5S i giornali dimenticheranno i tagli selvaggi imposti da Roma e da Bruxelles, attribuendo ogni singolo moto di protesta locale all’incompetenza degli amministratori a 5 stelle.