L’Istat boccia il Jobs Act

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I dati Istat di marzo sul mercato del lavoro smentiscono nuovamente gli slogan ottimistici del governo. Le “riforme” di Renzi si rivelano inefficaci nel far diminuire il tasso di disoccupazione e dannose per quanto riguarda stabilità e qualità del posto du lavoro.
Le politiche occupazionali di questo governo sono del tutto fallimentari non solo per quanto riguarda il Jobs Act e, quindi, l’ultimo mese di marzo, ma anche se guardiamo all’intero anno di governo (marzo 2014-marzo 2015).
Partendo dai dati annuali si osserva come tutto quello che è riuscito a fare l’ex-sindaco di Firenze è portare il tasso di disoccupazione dal 12,5% al 13% (+0,5%) e il tasso di occupazione dal 55,6% al 55,5% (-0,1%). Il numero di disoccupati è esploso segnando addirittura 138.000 persone in più senza un lavoro (+4,4%) e gli occupati in meno ammontano a 70.000 (-0,3%).
Se guardiamo, invece, all’ultimo mese, il tasso di disoccupazione è aumentato dello 0,2% raggiungendo il 13%, mentre il numero assoluto di disoccupati è salito di 52.000 persone (1,6% rispetto a febbraio). Anche il tasso di occupazione è in calo del 0,1% rispetto al mese scorso (55,5%) con il numero assoluto di occupati che cala, in un solo mese, di 59.000 persone (-0,3%). Non dimentichiamoci, infine, del dato relativo al tasso di disoccupazione giovanile che è in aumento rispetto allo scorso mese dello 0,3% (43,1%).
Il Jobs Act è una tragedia, sotto tutti i punti di vista, annunciata dal Movimento 5 stelle sin dai primi annunci di governo. Contratto a tutele crescenti e decontribuzione non solo non servono ad aumentare l’occupazione ma, addirittura, rendono più facili i licenziamenti, ampliando la platea dei disoccupati nella completa assenza di investimenti. L’unica funzione della misura spot del Premier è rendere ancora più fragile il mondo del lavoro, alimentando il precariato e attaccando i più elementari diritti che erano previsti dallo Statuto dei lavoratori. Si ricorda, infatti, come questo governo ha eliminato l’art. 18, ha legittimato il demansionamento e ha facilitato i controlli dei lavoratori a discapito della privacy.
Il Movimento 5 stelle rivendica un mondo del lavoro completamente diverso fondato sulla stabilità e sulla qualità dei posti di lavoro. Investimenti e reddito di cittadinanza sono la ricetta migliore per la ripresa italiana. Insieme rilancerebbero i consumi, gli utili delle aziende, gli investimenti privati delle stesse (nuove assunzioni e miglioramenti tecnologici) e quindi anche il gettito fiscale (più lavoro significa più contributi versati nelle casse dello stato). Crescita sostenibile, occupazione e solidità del bilancio pubblico rispondono agli stessi requisiti fondamentali: stabilità del posto di lavoro e diritti dei lavoratori.