OGM un pericolo reale e tangibile anche per le generazioni future

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Non possiamo permettere che vi sia la contaminazione della nostra agricoltura di eccellenza con organismi geneticamente modificati, con tanto di assist per le multinazionali. I senatori Cattaneo, Zanda, Romani, Schifani, De Biasi, Formigoni e Bianconi hanno firmato, tutti insieme appassionatamente, un ordine del giorno che chiedeva di nuovo finanziamenti per la sperimentazione in campo aperto di Ogm: è stato ritirato anche grazie al Movimento 5 stelle, nell’ambito della discussione generale sulla legge di delegazione europea 2014.
Un accordo trasversale che poco sembra avere a che fare con la politica. Appare piuttosto come l’ennesimo tentativo di delegittimare un Parlamento che già si è espresso più volte contro la proliferazione degli Ogm con atti formali ma che questi signori continuano a ignorare presentando la questione ogni volta che ne hanno un minimo spiraglio.
“Tanto i mangimi destinati ai nostri allevamenti sono tutti Ogm”. Questa è la tipica frase tra i rassegnati e i partigiani dell’Ogm per giustificarne una immissione in ambiente agricolo. L’Italia di fatto è obbligata a importare Ogm dall’estero perché non è autosufficiente né nella produzione di soia né in quella di mais, senza l’importazione crollerebbe tutto l’impianto zootecnico italiano.
In poche parole il nostro Paese dipende per la sua sussistenza alimentare dalle multinazionali che tali mangimi producono e già questo dovrebbe far suonare un campanellino d’allarme. Ma la soluzione proposta da molti fautori degli Ogm, cioè coltivarli nel nostro paese, è cura peggiore della malattia.
Innanzitutto, non si diminuisce la dipendenza dalle multinazionali produttrici di semi, perché coltivare OGM di fatto equivale ad accettare un franchising con l’azienda produttrice che fornisce sementi ed eventualmente i diserbanti abbinati. Inoltre, si stanno accumulando evidenze scientifiche su molti Ogm circa la nostra scarsa capacità di prevedere le conseguenze della loro coltivazione estensiva, ed in particolare dell’insorgenza di meccanismi che ne vanificano l’utilità in tempi anche relativamente brevi.
Oltre alle obiezioni che provengono dal mondo della ricerca, vi sono poi da considerare quelle di natura economica.
Già abbiamo visto che in realtà vi sono più casi in cui gli OGM hanno prodotto un aumento – non una diminuzione – dei costi della produzione agricola. Inoltre, si consideri che la proprietà dei mezzi di produzione del cibo – come la proprietà mediante brevetto dei semi – conferisce un enorme potere di controllo a chi la detiene.
Gli interessi in gioco sono molteplici ed in ballo vi sono enormi quantità di denaro e di potere. La Commissione Europea con l’introduzione della modifica alla direttiva che regolamenta gli OGM in natura, ha dato la possibilità agli Stati Membro di poter vietare un OGM nel proprio territorio per motivi diversi da quelli sanitari e ambientali, lasciando campo libero alla politica di poter prendere una posizione, ma si è così anche assicurata la possibilità di autorizzare senza vincoli politici ogni tipo di OGM passando poi la patata bollente agli Stati che verrebbero messi sotto scacco dagli accordi bilaterali del WTO. Insomma il classico gioco delle tre carte, che per un Paese come l’Italia diventerebbe doppiamente drammatico viste le eccellenze e le varietà soprattutto delle colture e della produzione alimentare ad essa collegata, e la sua debole voce al cospetto di multinazionali e organismi di mercato ad esse asserviti.
Come se non bastasse, da giorni sono presenti articoli sulla carta stampata, a nome della senatrice Cattaneo e di un fronte di esperti che vedono negli OGM la panacea di tutti i mali e della fame nel mondo, a cui abbiamo risposto a mezzo stampa anche noi con una lettera della senatrice Elena Fattori che dice: niente di più falso e ridicolo. Continua