“Uccidete la scuola perché volete sudditi”, intervento finale di Silvia Chimienti


“Grazie Presidente,
la morte della scuola pubblica italiana è una lenta agonia che dura da vent’anni, ma che inizia la sua fase terminale con la pubblicazione della “Buona Scuola”: il primo di una lunga serie di nauseanti spot.
Col passare dei mesi “la Buona Scuola” ha perso le poche note positive e assunto i contorni di una carneficina. Una carneficina che cercate pateticamente di nascondere riempiendovi la bocca da giorni con la parola “autonomia scolastica”.
E allora, una volta per tutte, sapete cos’è l’autonomia scolastica per questo Governo?
È l’onnipotenza del dirigente che sceglierà indisturbato gli insegnanti, deciderà le materie da potenziare o da ridurre, stabilirà quali docenti premiare e quali cacciare dalla scuola, e sarà costretto a farsi procacciatore d’affari per reperire fondi privati!
È la morte del merito, della continuità e della qualità della didattica per tutti gli studenti che dal prossimo anno avranno a che fare con professori-pedina e insegnanti frustrati che faranno i tappabuchi, le riserve dei loro colleghi di ruolo.
È la fine della libertà di insegnamento: per essere confermati dopo tre anni bisognerà ingraziarsi necessariamente il preside, altrimenti tanti saluti! L’Italia, purtroppo, per causa vostra, risulta il Paese più corrotto d’Europa. In un Paese del genere, quante pressioni subirà un preside che deve scegliere gli insegnanti da inserire nella sua scuola? Voi state esportando il clientelismo della politica nella scuola, che era fino ad oggi l’unica oasi non corrotta!
Almeno smettetela di prendere in giro i docenti, gli alunni e Parlamento: avete dato la possibilità al dirigente di decidere il piano dell’offerta formativa, MA NON dategli la possibilità di scegliere le persone fisiche che andranno a insegnare queste materie! Questa non è autonomia, questo è un modello verticistico e aziendale che non può e non deve esistere nella scuola della nostra Costituzione e che non a caso è esistito solo in pieno periodo fascista!
Siamo al paradosso: un Governo di centrosinistra ha realizzato il sogno di Letizia Moratti, di Valentina Aprea e di Confindustria. E sapete cosa ci fa più rabbia? Vedere il Parlamento commissariato dal vostro arrogante leader, e vedere i deputati del PD ripetersi come un mantra che questa è una buona legge, per auto convincersi a difendere un provvedimento che tutto è tranne che fondato su quei valori che i vostri elettori vorrebbero veder rappresentati da voi in questi palazzi!
Perché noi tutti vorremmo sapere:
Dov’era la chiamata diretta nel programma elettorale scuola del Pd 2013?
Dov’erano i super-poteri del dirigente???
Dov’era la condanna alla disoccupazione perenne per centinaia di migliaia di docenti???
Come vi siete permessi di distruggere la scuola pubblica su mandato di un Governo non eletto da nessuno???
Avete ingannato i vostri elettori, li avete presi in giro fingendo di ascoltarli, avete forzato ogni procedura democratica per approvare questo disastro!
E allora vorrei spiegare a tutti che idea originale abbia di “ascolto e dialogo con il Parlamento” questo Governo, che aveva annunciato l’emanazione di un disegno di legge e non di un decreto dai tempi stretti, cito testualmente le parole del premier, proprio perché “l’esecutivo vuole dare un messaggio al Parlamento e coinvolgere le opposizioni nello spirito delle dichiarazioni del presidente della Repubblica”.
Ebbene, mentre noi discutevamo del provvedimento, il governo ha deciso quante risorse investire e che quella cifra non poteva essere cambiata. Ci hanno detto: potete cambiare qualcosa nella forma, ma non nella sostanza. Dunque niente modifiche al testo che prevedano incrementi di risorse, e non solo: hanno imposto la riduzione del numero di possibili modifiche in commissione: da 700 emendamenti presentati potevamo discuterne soltanto 5 per articolo.
Eccolo qui il dialogo, eccolo l’ascolto, ecco la risposta a chi ci accusa di essere congelati: è il governo che ha congelato il Parlamento! Bocche cucite, emendamenti contingentati. Il tutto per consentire a Renzi di apporre l’ennesima bandierina su un settore vitale per il Paese, che da domani sarà irrimediabilmente peggiore. Proprio come il mondo del lavoro dopo il Jobs Act e quello dell’ambiente dopo lo Sblocca Italia!
E così oggi siamo chiamati a votare su un mostro giuridico che riesce nell’impresa di dividere, uccidere il merito, discriminare e gettare le scuole nel caos.
Perché anche il piano di assunzioni è frutto di un errore madornale: avete deciso di non partire dal fabbisogno delle singole scuole, di non chiedervi se agli alunni della scuola “x” servisse un docente di italiano, di matematica o di storia. No, voi siete partiti dalla finzione di esaurire col paraocchi una sola categoria di precari e da lì non vi siete mossi. A voi poco importa che questa categoria avesse degli evidenti squilibri tra i docenti, con un esubero ad esempio di insegnanti di materie letterarie e invece una grave carenza di personale delle aree scientifico-matematiche. A voi poco importa che in un’altra graduatoria (la seconda fascia) invece gli insegnanti necessari alle scuole ci fossero e che le loro competenze fossero state ampiamente testate. No, voi li lasciate a casa, voi gettate al vento le loro competenze, la loro passione i loro soldi estorti dallo Stato per le inutili abilitazioni a cui li avete costretti!
Non vi è interessato e siete andati avanti con l’arroganza che vi contraddistingue, salvo poi dovervi inventare qualcosa da far fare a un insegnante di italiano che alla scuola “x” non servirà perché ce ne sono già cinque: ecco perché lo costringerete a fare la “riserva” dei suoi colleghi, o nella migliore delle ipotesi a insegnare materie per cui non è abilitato.
Quindi avremo migliaia di insegnanti frustrati e 150mila disoccupati, complimenti!
Un minimo di umiltà e di senso del pudore avrebbe imposto a chiunque di fermarsi un secondo a riflettere sulla portata eccezionale delle ondate di protesta ormai quotidiane e dello sciopero del 5 maggio. Invece nulla, nessun passo indietro perché questo Governo è allergico al dibattito, così come lo è il suo presidente del Consiglio, che in risposta a una mobilitazione senza precedenti registra un monologo di 20 minuti con tanto di lavagna e gessetti! Dicendo candidamente a tutto il mondo della scuola: non mi avete capito, ve lo rispiego!
Se aveste davvero voluto dialogare, sareste partiti dalla nostra proposta di legge, scritta insieme a centinaia di docenti, sareste partiti dalla “Lip” una legge di iniziativa popolare che ha raccolto 100mila firme nel 2006 e che chiedeva
maggiori investimenti,
interventi seri sull’edilizia scolastica
e fine delle classi pollaio.
Invece le avete buttate nel cestino. Avevate promesso miliardi sull’edilizia scolastica, mentre avete stanziato solo briciole. Non solo: gli alunni italiani continueranno a frequentare scuole piene di amianto che il PD proprio ieri non ha voluto inserire nell’elenco delle scuole da bonificare come richiesto dal M5S.
Questo disegno di legge è però riuscito a compiere un bel miracolo: ha riportato in piazza, unitariamente, l’intero mondo della scuola. E c’erano proprio tutti: chi verrà assunto, chi resterà fuori, chi è già da tempo docente di ruolo, chi è in pensione, genitori, alunni, presidi, studenti universitari. TUTTI!! E tutti a chiedere una sola cosa: IL RITIRO IMMEDIATO DEL DISEGNO DI LEGGE!
Di fronte a questa storica mobilitazione unitaria, cadono a una a una tutte le strafottenti accuse del Governo: lo fanno solo per coltivare il loro orticello, hanno paura di essere valutati…
Sono tutte menzogne!
E la scuola ai vostri ritocchini non ha creduto. La propaganda non ha funzionato perché ci sono di mezzo studenti, docenti e genitori dotati di capacità critica, che sanno leggere le norme e che si informano.
Non è facile prenderli in giro. Nemmeno per voi, che avete fatto dello spot e della slide l’unica arma per addormentare il Paese!
Perché il mondo della scuola è stanco, Presidente. Stanco di lottare, di subire decisioni dall’alto imposte da chi in classe non ha mai messo piede.
E chi parla è un’insegnante per cui oggi è il giorno più triste dall’inizio di questa legislatura.
E allora, invito i rappresentanti del Partito Democratico a compiere un gesto, almeno uno, di rispetto e di dignità.
Al Palazzo dei gruppi Parlamentari, terzo piano, c’è una sala intitolata a Enrico Berlinguer.
Domattina, in silenzio, rimuovete quella targa.
Grazie”