Anticorruzione: la farsa del Governo e la bocciatura del CSM

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Il parere scritto dalla Sesta Commissione del Csm boccia la legge anticorruzione approvata dal Governo e dalla Maggioranza. Quella legge che porta solo il nome di Grasso, ma che di fatto nulla piu’ ha a che vedere con il testo presentato oltre 2 anni fa dall’ex magistrato. Il Csm, infatti, ritiene la legge “insufficiente”. Afferma chiaramente che il testo rinuncia a nuove previsioni su pene accessorie, corruzione tra privati, premialità per chi collabora con l’augtorità giudiziaria, test di integrità (il famoso agente provocatore, ndr), riti speciali, falso in bilancio ed evasione fiscale”.
Afferma, inoltre, che né il ddl Grasso né quello di maggioranza, intervengono sulla voluntary disclosure, la normativa che sana i capitali in nero in seguito alla loro denuncia al fisco. La legge attuale, scrive il Csm, “impedisce su tali fatti indagini anche per riciclaggio, per cui molte condotte (transazioni economiche legate a vicende corruttive) restano opache”. Così come nessuno dei provvedimenti prevede l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i colpevoli “di ogni fattispecie corruttiva”.
Tutte misure e strumenti quelli citati dal Csm, come il Daspo per i politici e funzionari corrotti, l’agente provocatore, l’uso delle intercettazioni nel falso in bilancio, l’auroriciclaggio ecc, presentate dal M5S nella proposta di legge del 2013.
Proposte puntualmente bocciate dal Governo e dal PD che, pur di salvare politici e cooperative corrotte, hanno ridotto il ddl “Grasso” alla “fame”, privandolo di vita.
Il M5S per fortuna è un’altra cosa rispetto ad un Governo sbandieratore di fumo, ed e’ per questo che ha detto no all’ennesima farsa renziana.