#MafiaCapitale: Buzzi, i soldi al PD, e il ritorno del Sistema

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E’ il ritorno del Sistema. In grande stile, in grande spolvero, e in odor di mafia e bande della Magliana. Sono trascorsi 23 anni da quel 1992 che segnò l’era “Mani Pulite”, in cui i cittadini italiani persero l’innocenza e scoprirono la pervasività della “dazione ambientale” su cui si reggeva l’intero sistema politico italiano.
Qualcuno la scampò, e rimase “intoccato” malgrado i numerosi sussurri: era il partito della “questione morale”, il partito di Berlinguer, il partito che cercò di identificarsi con le mani pulite prima e con l’antiberlusconismo poi.
Ma tutte le belle favolette prima o poi finiscono, e agli italiani tocca perdere l’innocenza un’altra volta. Mariuoli e mele marce a volte ritornano, ma stavolta sono gli eredi di quel partito ad essersi fatti Sistema: il PD, che ha rinnegato Berlinguer (di cui si reperisce ancora un polveroso ritratto in qualche sede di periferia), viene definitivamente squadernato in tutto il suo squallore negli interrogatori di Buzzi davanti all’odierno pool che si occupa di Mafia Capitale.
Riferisce il Corriere della Sera: “Una parte degli stipendi dei dipendenti del Partito democratico di settembre 2014 sarebbero stati pagati con i soldi di Salvatore Buzzi. (…) Buzzi fa riferimento alla richiesta di 6-7.000 euro avanzata da Cotticelli e alla consuetudine sistematica del “primo di ogni mese” di pagare stipendi a pubblici ufficiali. (…) Buzzi dava il suo assenso dicendo che avrebbe fatto un assegno, poi chiedeva a Cotticelli che tipo di ricevuta gli avrebbe lasciato, al che quest’ultimo rispondeva: “Ti lascio una ricevuta come Partito Democratico di Roma””
Non è una rivelazione da nulla, una “dazione ambientale”, una tangente come tante. E’ la scoperta del meccanismo del Sistema che si autosorregge ed autoperpetua, e che coinvolge anche le scelte politiche più profonde di questo Paese, quelle che apparentemente non c’entrano nulla.
Funziona così: le cooperative, le aziende, le associazioni vincono appalti e incarichi, vengono pagate con soldi pubblici, e quei soldi pubblici anziché servire per gli scopi prefissi vengono spartiti tra le stesse coop e i politici che assegnano i fondi, e quindi usati per mantenerne in vita il meccanismo del partito, il quale a sua volta garantisce lavoro e un ampio bacino di voti.
Il delitto perfetto, e la vittima siamo noi.
Le scelte politiche per il Paese, allora, vengono subordinate esclusivamente alle esigenze di distribuzione dei fondi, con la complicità del sistema dell’informazione. Le politiche dell’accoglienza a tutti i costi ad esempio, applicate col pugno di ferro e l’accusa di razzismo a chiunque obietti, sono finalizzate alla distribuzione di milioni di euro alle coop che poi mantengono in vita il partito. Stessa cosa accade con le dissennate politiche sui rifiuti -Buzzi menziona soldi che arrivano dal gestore della discarica di Malagrotta Cerroni-, e con l’imposizione continua ai cittadini di cemento e “opere pubbliche” spacciate come indispensabili ma in realtà unicamente metodo di erogazione di denaro ai partiti e le loro clientele.
E non illudetevi: Mafia Capitale non resterà confinata a Roma. Lo dice lo stesso Buzzi ai PM: “«Su Mineo casca il governo», accenna.” Si sente già nell’aria un tintinnar di monetine.