Altra batosta all’Italia. Ora basta con questa “nuova guerra fredda”

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Due navi posatubi già posizionate da mesi nel Mar Nero. 200 dipendenti altamente specializzati pronti a cominciare il lavoro. Questa la situazione di Saipem nel Mar Nero, in seguito al contratto con i russi per la costruzione del gasdotto South Stream.
Ma si sa, è appena ricominciata la guerra fredda: e così, la Gazprom nei giorni scorsi ha dato un colpo di spugna al contratto con la controllata ENI. La spiegazione ufficiale denuncia “problemi commerciali”, ma in realtà la Saipem è caduta vittima delle tensioni sull’Ucraina. Da South Stream si passa alla costruzione del Turkish Stream, per bypassare Kiev, e l’ENI si becca quindi il benservito.
Quanto vale in realtà tale benservito? Una cifra di tutto rispetto: ben 2,2 miliardi di dollari. Anche se probabilmente l’ENI ha protezioni derivanti dal diritto internazionale, siamo comunque davanti all’ennesima batosta per l’Italia, che già a causa delle assurde sanzioni alla Russia ci sta rimettendo 1,5 miliardi di euro su tutto il Made in Italy. Continuiamo quindi a pagare solo per assecondare volontà e capricci altrui, a cui Renzi non dice mai di no. La schiena dritta, ormai lo abbiamo capito, non è il suo forte.
Però è il nostro: alla Camera c’è infatti una mozione M5S per la revoca delle sanzioni alla Russia. E’ ora di approvarla, e farla finita col perseguire politiche autolesioniste.