Immigrati: altro che campione di accoglienza, Italia campione di corruzione

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In commissione d’inchiesta sul sistema d’accoglienza si è tenuta l’audizione del ministro degli Interni Angelino Alfano.
In una lunga relazione Alfano ha tessuto le lodi dell’azione del governo sulle politiche d’immigrazione come se non ci fossero state centinaia di morti nelle acque del Mediterraneo, come se l’Italia non fosse al centro di una catastrofe di corruzione in cui il suo partito è invischiato fino al midollo con #MafiaCapitale e #Mineo
Secondo Alfano il modello di gestione dell’accoglienza starebbe cambiando, passando da un approccio di tipo emergenziale ad uno di tipo strutturale. Questa dichiarazione non trova riscontro nella realtà dei fatti, infatti a fronte di 91 mila migranti presenti nelle strutture d’accoglienza su tutto il territorio nazionale circa 60 mila di essi sono ospitati da Centri straordinari e solo 30 mila sono entrati in circuiti ordinari (SPRAR, CARA). Se è vero che nella gestione di un fenomeno così complesso è necessario prevedere un certo tasso di flessibilità, è altrettanto chiaro che se l’intenzione di abbandonare il carattere emergenziale dell’accoglienza è reale, questa flessibilità deve ridursi al minimo indispensabile, non rappresentare i 2/3 della gestione complessiva.
Alfano si espone al ridicolo quando parla di Italia come Campione del mondo di accoglienza. Le centinaia di morti in mare e i casi eclatanti di natura giudiziaria che hanno investito il nostro Paese lo contraddicono inesorabilmente. Siamo, purtroppo, il Paese di #MafiaCapitale, altro che campioni d’accoglienza, siamo tutt’al più campioni di corruzione e malaffare. Per superare questa pessima nomea è necessaria una importante assunzione di responsabilità da parte del Governo, che deve prendere in mano la situazione una volta per tutte, coordinando Regioni ed Enti Locali con autorevolezza e sciogliendo definitivamente i nodi principali per approdare ad un sistema d’accoglienza davvero efficiente e rispettoso dei diritti umani.
Sul Cara di Mineo abbiamo fatto delle domande ben precise: perché il ministero dell’Interno non ha mai disposto ispezioni e controlli a Mineo nonostante le molteplici nostre sollecitazioni attraverso gli atti di sindacato ispettivo?
Perché Alfano tace quando Cantone dice che la gara di assegnazione del Cara è illegittima e non ha ritenuto opportuno procedere ad una revisione dello schema di capitolato d’appalto per renderlo conforme alla normativa nazionale e comunitaria in materia d’appalto?
Perché non ha mai cercato di fare chiarezza sulla gestione amministrativa del centro e sulla gestione del personale assunto?
A queste domande il ministro ha risposto ripercorrendo tutta la storia ormai trita e ritrita, cose che conosciamo benissimo, ma nessuna risposta a queste legittime domande, a nostro parere abbastanza chiare.
E ancor più chiari siamo stati quando abbiamo chiesto come mai nel caso di Mineo né il ministero dell’interno né la prefettura hanno avuto alcun ruolo nella definizione delle gare d’appalto per l’affidamento dei beni e servizi e nessun controllo è stato mai effettuato. La risposta è stata che quello di Mineo è un centro non-governativo. Questo dovrebbe bastare, secondo il ministro, a renderlo immune da qualsiasi responsabilità. Stiamo parlando del centro più grande d’Europa, che sebbene non governativo ha potuto godere di milioni di euro di fondi europei e a quanto pare anche di ampia libertà, quella di creare indisturbato un sistema corruttivo e di guadagni illeciti realizzati col business dell’immigrazione.
Siamo di fronte ad un ministro del tutto inadeguato, che viene in audizione a sparare numeri per racimolare qualche titolo su giornali, ma che nei fatti non ha mai concluso nulla. Le quote di re-distribuzione in Europa di cui ciancia non sono passate, il superamento di Dublino non è mai stato portato sui tavoli europei, nonostante vi sia una nostra mozione approvata in dicembre dalla maggioranza.
La verità è che questo governo non ha nessuna credibilità e nessun peso internazionale per richiedere alcunché ai tavoli europei. L’unico suggerimento che abbiamo per Alfano e Company è di fare le valigie in modo di liberare il prima possibile dall’inconsistenza e dall’incompetenza dilaganti.