Sanità: quelli dell’Ave Maria, e i favori alla lobby del farmaco

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Vi ricordate dei quattro dell’Ave Maria? Quattro Presidenti di Ordini medico/farmaceutici con la cadrega in Senato, ai quali il M5S ha chiesto più volte di rinunciare per decenza ad una delle cariche anche attraverso la Giunta per le elezioni.
Nulla, siamo rimasti inascoltati e i Presidenti si sono tenuti il posto. Ma ora si scopre il perché: il conflitto di interessi ha dato i suoi frutti, e infatti al Senato qualcuno ha messo una “manina” nel Dl Enti Locali, grazie a due emendamenti accolti dal governo, e sta facendo un bel favore alle case farmaceutiche. Chissà di chi era quella manina, che ha inserito due “piccole” modifiche che pregiudicano allo Stato possibili risparmi per circa 200 milioni.
Il primo emendamento ad opera del modificatore misterioso fa in modo che, nel corso delle procedure di rinegoziazione dei prezzi, all’interno dei raggruppamenti di medicinali terapeuticamente assimilabili, vengano separati i farmaci con brevetto ancora valido da quelli a brevetto scaduto. Grazie a questa separazione creata ad arte, diventa impossibile confrontare i farmaci brevettati con quelli a brevetto scaduto, di prezzo molto inferiore, che potevano garantire un risparmio di circa 100 milioni di euro. Primo risparmio, addio.
Il secondo emendamento elimina la riduzione automatica di almeno il 20% del prezzo dei farmaci biotecnologici dal momento della loro scadenza. In questo modo, in fase si rinegoziazione sul prezzo, potrebbe anche non essere applicata alcuna riduzione. Secondo risparmio, addio.
C’è inoltre da ricordare che nel Dl enti locali, arrivato oggi alla Camera, e che prevede tagli per oltre 2,3 miliardi di euro alla sanità, il settore della farmaceutica non è stato minimamente toccato. Le multinazionali del farmaco, a differenza dei cittadini, non devono fare nessun sacrificio.
Ecco a cosa serve avere i santi in paradiso. Anzi, gli amici in Parlamento.