Il Governo delle menzogne: è il turno della Cassa Integrazione

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Il Governo Renzi si è costruito una reputazione sulle bugie. Ogni mese i dati Istat e Inps vengono manipolati politicamente per le uscite social del Presidente del Consiglio, ed è un tripudio di tweet su occupazione, nuovi contratti e crescita del Pil. Questa volta è il turno della Cassa integrazione e guadagni (Cig), corrisposta ai lavoratori che si vedono diminuire il salario a causa delle difficoltà delle aziende, se esse sono dovute alla crisi economica.
Renzi e sodali hanno invaso internet sbandierando il calo del 41,7% delle ore di Cig ad agosto 2015 rispetto all’agosto del 2014, e Poletti ha sostenuto addirittura che 100 mila italiani sono tornati a lavorare. Peccato che i dati Inps ripresi dal Governo siano largamente incompleti, dato che mancano le ore di Cig per 49 Province, ovvero il 44,5% del totale. Distretti industriali di prim’ordine come Brescia segnano 0 ore di Cig ad agosto. Il motivo è semplice e conosciuto dagli addetti ai lavori: non tutte le commissioni provinciali si riuniscono durante le ferie e gran parte delle ore di Cig di Agosto vengono contabilizzate dall’Inps solo a Settembre, quando è lecito aspettarsi una crescita percentuale delle ore di Cig. Successe anche nell’Agosto 2014, anche se i dati mancanti appartenevano in molti casi a Province diverse da quelle di quest’anno. È chiaro che su numeri bassi piccole oscillazioni statistiche pesano molto, e così si può spiegare il dato estremamente positivo (ma truccato) dell’agosto 2015. È evidente che anche la mini-ripresa del Pil e dell’occupazione ha fatto la sua parte, ma da questo punto di vista il contributo del Governo è nullo, perché la lieve crescita del Pil si spiega con il contesto internazionale estremamente favorevole: il prezzo del petrolio in netto calo, l’euro debole rispetto al dollaro e il Quantitative Easing che ha abbassato ai minimi storici i tassi di interesse.
Il Ministro del Lavoro Poletti, peraltro, non è nuovo a queste “dimenticanze”. Rimarrà agli atti l’annuncio di 600 mila contratti “stabili” in più proprio nel mese di agosto, quando il numero corretto era di 300 mila, la metà esatta.
Il Governo delle menzogne non solo si prende i meriti di una crescita a cui non ha minimamente contribuito, ma persevera nel ritoccare i dati a proprio uso e consumo, confidando sulla benevolenza dei giornali amici.