La farsa del Governo sui fondi strutturali europei

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Nella legge di Stabilità 2016 il Governo ha nascosto molte insidie dietro la foglia di fico dell’abolizione della Tasi. Una di esse si trova al comma 16 dell’art. 40, che riguarda i rapporti tra l’Italia e le politiche dell’Unione europea, con particolare riferimento ai cofinanziamenti europei per gli investimenti. Si tratta dei cosiddetti fondi di coesione o strutturali, che già molto rumore hanno fatto sui giornali nazionali perché mal spesi o addirittura non spesi, a fronte di una carenza di infrastrutture, soprattutto nel Sud, che è sotto gli occhi di tutti.
Nel comma 16, il Governo prevede di accentrare nella mani del Presidente del Consiglio i poteri di adeguamento alle inadempienze dell’Italia alle direttive europee. Come è noto, l’Italia è stata più volte ripresa per il suo mancato adeguamento alle politiche comunitarie. Trasferire i poteri di adeguamento al Presidente del Consiglio significa quindi aumentarne ancora l’influenza politica, proseguendo sulla stessa via tracciata da questo Governo attraverso la riforma costituzionale. Il dialogo tra enti territoriali ed esecutivo viene declassato a inutile orpello democratico, e il Premier potrà dettare i tempi dell’adeguamento e prendere i “provvedimenti necessari” nel caso questi limiti di tempo non siano rispettati, anche attraverso la nomina di un commissario. In tutto questo, manca un adeguato contraddittorio a favore delle regioni, e regna sovrana la discrezionalità del potere esecutivo.
Il M5S presenterà in Commissione Bilancio e in aula al Senato un emendamento a prima firma Daniela Donno, per vincolare i nuovi poteri del Presidente del Consiglio almeno al voto parlamentare.
Ma i problemi non finiscono qui.
Il Governo, al comma 14, ha anche aumentato il Fondo per il recepimento della normativa europea di 50 milioni nel 2016 e di altri 100 milioni per il periodo 2017-2020. Questo Fondo dovrebbe provvedere sia all’adeguamento dell’Italia alle normative europee, sia al pagamento delle multe che conseguono alle inadempienze italiane. Il rischio concreto è che le nuove risorse a disposizione del Fondo non servano a finanziare misure strutturali per evitare nuove inadempienze, ma a pagare semplicemente le multe.
Per questo il M5S ha preparato un secondo emendamento, sempre a prima firma Donno, nel quale si chiede di separare il Fondo per il pagamento delle multe da quello per gli interventi strutturali. Il cittadino deve vederci chiaro.
La scarsa attenzione agli interventi strutturali è testimoniata infatti dalla pessima gestione dei fondi di coesione europei. Rispetto ai fondi strutturali del settennato 2007-2013 le risorse in scadenza, da utilizzare entro il 31 dicembre 2015, ammontano ancora a 8,8 miliardi, concentrati per 6,2 miliardi su quattro programmi: il Programma operativo nazionale Reti e Mobilità e i Programmi operativo regionali di Calabria, Campania e Sicilia. Si tratta di risorse strutturali che servirebbero come l’ossigeno, ma che l’Italia rischia di riconsegnare alla Commissione Europea.
A fronte di dati così allarmanti l’azione di Governo è semplicemente vergognosa. Accentra i poteri nella mani del Presidente del Consiglio e aumenta il Fondo con il quale si pagheranno le multe all’Unione Europea. Non c’è traccia, invece, di investimenti sul personale tecnico e di una semplificazione burocratica che consenta alle imprese di accedere più facilmente ai fondi di coesione. Continueremo a pagare multe salatissime, ingigantendo i poteri del Governo.