Il Governo non mantiene le promesse: ecco il Green Act a 5 stelle

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È da un tweet di Renzi di gennaio che aspettiamo il cosiddetto Green Act, che secondo le promesse di governo avrebbe dovuto segnare la svolta sostenibile e anti-fossile della nostra politica energetica. Peccato che a quasi un anno di distanza non ci sia ancora nulla di concreto, mentre basterebbe copiare le proposte collaudate in questi anni dal M5S per mettere in piedi un provvedimento serio e innovativo.
Vediamo allora il Green Act a 5 stelle.
È centrale il concetto di economia circolare, intorno al quale il M5S ha già scritto una proposta di legge a prima firma Paola Nugnes. Si tratta di un cambio di paradigma economico che trasforma la merce in risorsa e sposta la tassazione sulle merci non riciclabili e non riutilizzabili. Non conterà più, come oggi, se il bene prodotto è un imballaggio, ma sarà determinate il materiale o i materiali di cui esso è composto e quale impatto ha la sua produzione sull’ambiente. Spostare le tasse da monte (vendita) a valle (produzione) significa responsabilizzare i produttori e stimolare la ricerca e l’innovazione, senza le quali è ben difficile costruire l’economia circolare su solide basi. L’ambizione è transitare verso un’economia capace di sviluppare sistemi produttivi connessi in rete, che sostituiscono alla concorrenza del mercato la cooperazione e lo scambio di materiali, fonti energetiche, servizi ed esperienze (simbiosi industriale).
Per slegarsi dai meccanismi globali di mercato, però, è necessario dire basta alle fonti fossili e acquisire autonomia energetica attraverso ingenti investimenti nelle rinnovabili, che oltre a nuovi posti di lavoro garantiscono anche risparmi sanitari e maggiore sostenibilità ambientale. Nei giorni della Conferenza sul clima a Parigi è bene ricordarlo.
In questo senso il punto prioritario di un serio Green Act è la rimozione dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili e, subito dopo, l’approvazione di alcune misure fondamentali, tre le quali:
-l’Ecobonus, che va stabilizzato fino al 2020 come richiesto da molti emendamenti del M5S, a prima firma Girotto. La proroga di anno in anno, infatti, depotenzia sensibilmente il provvedimento
-l’Ecoprestito, finanziamento restituibile in dieci anni e senza interessi, finalizzato alla riqualificazione e all’efficientamento energetico, così come hanno già fatto ad esempio Francia e Germania
-la Carbon Tax, i cui maggiori introiti vengono destinati al cofinanziamento di investimenti in efficienza energetica. Questa misura comprende anche una pesante rimodulazione degli attuali bassissimi canoni di concessione per l’estrazione di acque minerali dal sottosuolo italiano
-la valorizzazione della filiera legno-boschi, grazie alla quale è possibile sfruttare il solo accrescimento annuo dei nostri boschi per esaltare il settore dell’edilizia in legno, rivitalizzare circa 1800 comuni montani oggi semi-abbandonati, diminuire le folli importazioni dall’estero di legno e prodotti derivati, mettere in sicurezza il territorio dai rischi di dissesto idrogeologico e incendi boschivi e creare, compreso l’indotto, 450 mila nuovi posti di lavor
-misure di sostegno al comparto riciclaggio: qui si possono creare 170 mila posti di lavoro (nel complesso di tutte le filiere, dall’umido ai grandi elettrodomestici)
-misure di sostegno per la riconversione dalla petrolchimica alla “chimica verde”
Lontano dai tweet di propaganda, il M5S ha già pensato un’Italia sostenibile.