Legge su responsabilità medica: meno tutele e più spese (e le assicurazioni ringraziano)

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ROMA, 28 gennaio 2016 – “Una proposta di legge che determinerà l’abbassamento dei premi assicurativi di cliniche private e strutture pubbliche, aumenterà i profitti delle società assicuratrici, non ridurrà i casi di malasanità ma soltanto i risarcimenti nei confronti dei pazienti danneggiati. Non c’è nulla da gioire per il fatto che sia stato parzialmente depenalizzato l’omicidio colposo: ora, nel caso in cui venga riscontrato che il grado di questa colpa sia media, i responsabili non sono più perseguibili”.

Così i deputati del MoVimento 5 Stelle alla Camera per i quali “a fronte di queste caratteristiche, il nostro voto al Ddl sulla responsabilità professionale del personale sanitario non poteva che essere contrario”.

Per quanto riguarda i cittadini che si ritengono vittime di casi di malasanità, diventerà più difficoltoso e, soprattutto, costoso chiedere giustizia. Insomma, lievitano i costi ma diminuiscono le tutele”.

A nostro parere non vi era alcuna urgenza di realizzare questa legge sul rischio clinico. Già oggi soltanto il 2% dei medici rinviati a giudizio subisce una condanna, per cui non vi è alcuna giustificazione che induca a voler ridurre ulteriormente tale percentuale. Non bastasse, d’ora in poi il personale sanitario sarà obbligato a partecipare personalmente ai processi civili, con relative e ingenti spese, mentre fino ad oggi il personale coinvolto direttamente nei dibattimenti civili rappresentava una quota minoritaria.

Con questo provvedimento, infine, il Sistema Nazionale delle linee guida per la cura e la prevenzione delle patologie non sarà più prodotto in maniera indipendente dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità. La gestione sarà infatti condivisa con società scientifiche che saranno inserite in una lista scelta dal Governo il quale, dunque, estende influenza e controllo anche in questo campo. All’ISS sarà lasciato il compito formale di pubblicazione delle linee guida: una decisione che danneggia l’indipendenza della scienza e degli operatori sanitari. “.