Milleproroghe: l’informazione ancora in mano al Bomba di turno

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Ancora una volta con il Milleproroghe si procrastinano provvedimenti utili al Paese. Con l’articolo 3, infatti, viene prorogato per l’ennesima volta da anni il divieto di partecipazioni incrociate tra editoria, televisione e comunicazioni elettroniche, che ha lo scopo di evitare che si concentri nelle stesse mani un eccessivo potere mediatico.
Vi ricorda qualcuno? Ma certo: Silvio Berlusconi, il cui impero mediatico riuscì a sfuggire ad una regolamentazione definitiva proprio grazie al decreto Milleproroghe dell’ormai lontano 2010, quando il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, inaugurò il sistema di proroghe per l’editoria.
Cambia il governo, cambia la maggioranza, ma l’andazzo è sempre lo stesso: strapotere dei gruppi editoriali che devono ringraziare il premier del momento.
Perché invece di affidarsi di volta in volta agli umori del Governo non si adotta una normativa stabile e definitiva che metta fine a questo inciucio ormai incancrenito? È quanto ha chiesto il M5S con un ordine del giorno proprio sul decreto Milleproroghe.
Ma il Governo ha detto ancora di no a regole chiare e definitive sugli incroci Tv-editoria. Per tutelare quali interessi?
Con questo voto l’Esecutivo ha negato ai cittadini il pluralismo dell’informazione, in perfetta linea di continuità con i suoi predecessori. Il diritto all’informazione resta ostaggio del governo di turno, che potrà fare il bello e il cattivo tempo in base alla trattativa politica di cui ha bisogno. Le lobby mediatiche ringraziano.