Reversibilità addio: ora il governo farà cassa sulle vedove

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I politici ce l’hanno detto e ripetuto mille volte, nei programmi televisivi: “Le pensioni d’oro non si toccano! Non si tocca un diritto acquisito! Vergognatevi!” Vibravano di indignazione al pensiero che qualcuno osasse mettere in discussione i loro diritti, e i diritti di tanti loro compagni di merende, a godere di una “sudata” pensione da migliaia (e talvolta decine di migliaia) di euro al mese.
Ma se in Italia i diritti sono uguali per tutti, qualcuno è sempre più uguale di altri. E così oggi gli stessi politici della maggioranza sono prontissimi a mettere in discussione i diritti delle vedove dei cittadini “qualsiasi”. Invocando (con la medesima indignazione) le sacre esigenze di bilancio, si apre con la massima nonchalance alla possibilità di trasformare il diritto acquisito alla reversibilità nella solita elargizione legata al reddito ISEE. Il risultato sarà quello che abbiamo già visto tante volte: anche il possesso di un mero pollaio in montagna trasformerà tante anziane in ricche possidenti, negando loro la pensione reversibile e quindi la sopravvivenza stessa. Lo stesso giochino è stato appena fatto agli invalidi con l’assegno di accompagno: che mettano a reddito il pollaio se necessitano di assistenza, questi mangiapane a ufo!
Il governo ora tuona che abbiamo capito male, che nessuno toccherà nulla alle vedove, e che il provvedimento semmai sarà valido solo per le pensioni future. Questo dovrebbe tranquillizzarci, ma ci preoccupa ancora di più: pensiamo ai tanti precari, a famiglie in cui un domani sarà già un miracolo una pensione da fame, e a cui sarà tolta anche la reversibilità ai superstiti.
Mentre gli anziani vengono rapinati dei loro risparmi da banche truffatrici, mentre si continua a negare il reddito di cittadinanza agli oltre 9 milioni di persone sotto la soglia di povertà, il pensatoio governativo produce l’ennesima norma punitiva verso i cittadini italiani. Ci chiediamo allora, non per la prima volta, da che parte stiano.
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