Olimpiadi Roma: dai soliti noti propaganda per un “nuovo miracolo italiano”

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ROMA, 17 febbraio 2016 – “Al già lungo elenco di manifesti delle promesse e di nuovi miracoli italiani adesso si aggiunge anche quello delle Olimpiadi a Roma. Il lancio di numeri su costi, posti di lavoro e crescita, nel caso in cui nel 2024 i Giochi a cinque cerchi dovessero approdare in Italia, rispondono al solito schema della macchina della propaganda che fa promesse per il futuro e distoglie l’attenzione dal presente. Si tratta degli stessi numeri che, alla prova dei fatti, quasi mai vengono confermati, soprattutto a causa del lievitare dei costi, ‘specialità’ nella quale l’Italia vanta un indubbio primato. Tra l’altro, a fornire le stime sui costi è forse il soggetto meno idoneo per questo ruolo: si tratta di quel Luca di Montezemolo che 26 anni svolgeva il ruolo di direttore generale del comitato organizzatore dei mondiali di calcio Italia’90,i cui costi stiamo ancora pagando”.

Lo affermano i deputati in commissione Cultura del M5S.

“Tra le ‘sparate’ di questa mattina sottolineiamo anche quella del presidente del Coni, Giovanni Malagò, il quale promette che, se le Olimpiadi arriveranno a Roma, sarà recuperato lo stadio Flaminio. Affermazioni che francamente lasciano basiti: quell’impianto dovrebbe tornare in ogni caso a disposizione della città, Olimpiadi o non. Lo ribadiamo: per Roma la priorità è quella di riconquistare una civile normalità quotidiana,non il grande evento che porta grossi vantaggi soltanto ai soliti noti che gravitano intorno alle stanze del potere politico-economico.

In tale contesto, dunque, non condividiamo nemmeno parole contenute nel messaggio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal momento che il Capo dello Stato auspica che le Olimpiadi del 2024 possano diventare il crocevia di una nuova crescita. La crescita, quella vera, si consegue con politiche che davvero rilancino l’economia e la giustizia sociale attraverso una visione nuova del Paese. Una visione che Renzi e il suo sistema di potere non possono e non intendono considerare. I tempi delle Olimpiadi del ’60 sono lontanissimi: quella era un’altra Italia e un altro mondo”.