Terra dei fuochi, lì dove nulla è cambiato

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Da quando il lavoro del funzionario di polizia Roberto Mancini ha contribuito a far venire alla luce il fenomeno della Terra dei Fuochi, i governi che si sono succeduti hanno provato ad intestarsi questa battaglia ambientale ma non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata. I roghi continuano a divampare, gli arresti sono esigui ed inefficaci e i bambini continuano ad ammalarsi di tumore.
A più di due anni dall’entrata in vigore del decreto legge sulla Terra dei Fuochi (n.136 del 2013 trasformato in legge nel 6/2014), il Movimento 5 Stelle ne denuncia il fallimento. Il provvedimento di iniziativa del governo avrebbe dovuto intervenire con urgenza per prevenire oltre che contrastare il fenomeno criminale dei roghi tossici e dello smaltimento illegale dei rifiuti speciali, concentrati nelle province di Napoli e Caserta.
Invece i dati sull’impunità degli scempi ambientali sono allarmanti. Dal dicembre 2013 fino al 16 Febbraio 2016 le violazioni accertate sono appena 33, come risulta dal sito della Prefettura di Napoli
La maggior parte degli incendi di rifiuti sono derivanti dalle produzioni sommerse, ovvero da parte di quelle aziende che vivono ai margini della legalità, e che non mostrano alcuno scrupolo nello smaltire illecitamente i propri rifiuti affidandosi anche alla criminalità organizzata. Di fatto sono il motore che alimenta il fenomeno “Terra dei fuochi” e non solo in Campania.
Vi è infatti un sistema affaristico criminale, che smaltisce i rifiuti speciali delle sue produzioni, sia di piccole che di grandi aziende. Secondo il rapporto 2015 di Legambiente sulle ecomafie il giro di affari sarebbe di almeno 22 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2014 del +25%. Lo smaltimento illegale dei rifiuti avviene sia sotterrandoli che dando loro fuoco nelle campagne, e con l’arrivo della primavera, come ogni anno, i roghi riprenderanno ovunque.
I Corpi impegnati nella repressione del crimine hanno difficoltà ad accertare la flagranza o semi flagranza di reato. Questo perché nella maggior parte dei casi i roghi si registrano di notte e in stradine di campagna, cioè in tempi e luoghi non sempre monitorabili dalle forze dell’ordine.
Inoltre il Corpo forestale è stato letteralmente smantellato dallo Stato con la riforma per la PA e ciò creerà ulteriori rallentamenti nella repressione dei crimini ambientali. L’Esercito presente sul territorio con l’operazione “Strade sicure” non possiede gli strumenti né le competenze per poter reprimere questo tipo di crimini.
Questo provvedimento è stato solo un grande spot per il governo. Abbiamo chiesto conto degli interventi intrapresi per contrastare lo smaltimento incontrollato di rifiuti speciali nelle campagne e nelle strade delle province di Napoli e Caserta (vedi l’interrogazione al Senato presentata in Commissione Ambiente.)
Finora quanto fatto non è servito ad individuare né a punire con severità i responsabili, né a migliorare la situazione sanitaria delle persone residenti nella Terra dei Fuochi. Lo studio Sentieri dell’Istituto superiore di sanità mostra in tutta la sua drammaticità l’aumento di tumori e di malattie legate all’inquinamento ambientale dell’aria, dell’acqua e del suolo in questa zona che comprende oltre 50 comuni.
Recentemente anche il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, ha dichiarato che «la minaccia della pena non ha funzione deterrente. Non si riesce ad applicare in maniera efficace la legge» ed ha evidenziato che «gli arresti sono pochissimi e i processi ancora meno: chi appicca roghi, va oppure no in carcere? Con le attuali norme non ci andrà mai. La condanna penale per questo reato è aleatoria».
È necessario modificare le norme al fine di rendere forte, deciso e reale il contrasto ai crimini ambientali nella Terra dei fuochi, e su tutto il territorio nazionale, che la certezza della pena sia reale ed efficace, basta con gli spot del Governo.