Turchia: l’Europa firmerà la resa incondizionata?

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Chi di letterine ferisce, di letterine perisce. Quella stessa UE che ai suoi appartenti è solita inviare lettere minatorie, contenenti liste di riforme strangolatrici da implementare -senza se e senza ma- pena la distruzione delle economie ad opera del mobbing finanziario, ha ricevuto a sua volta una bella lista di richieste a cui ottemperare prontamente se non vuole essere travolta da una nuova “spintanea” invasione di migranti.
Il mittente è uno Stato extraeuropeo, la Turchia, e la firma del suo spregiudicato Presidente Erdogan. Ora i caporioni europei (da Merkel a Junker ad Hollande) si ritrovano ad assaggiare un po’ della stessa medicina che hanno fatto con tanta disinvoltura ingurgitare ai loro “fratelli” italiani, spagnoli e greci.
La lista con le richieste di Erdogan è di quelle che in altri tempi avrebbero scatenato una guerra:
1) Volevo 3 miliardi di euro, ma ora ho cambiato idea: ne voglio 6. (E fatepresto, altrimenti saliamo a 20.)
2) Niente più visto per i cittadini turchi in Europa: entra chi vuole e quando vuole. (Può accadere che diamo il passaporto turco a gente che turca non è, ma tanto come fate a saperlo?)
3) Immediata ripresa delle trattative per l’entrata della Turchia in UE. (D’altronde, abbiamo recentemente dimostrato di essere amanti di libertà e democrazia, nevvero?)

Già, libertà e democrazia, parole con cui i governanti europei si riempiono la bocca sempre nei momenti in cui si accingono a calpestarle. Come sta peraltro facendo Erdogan a casa sua: importanti giornali dissidenti chiusi a forza di lacrimogeni, bombardamenti e torture nei territori curdi, misteriosi corridoi tra Turchia e Siria in cui passano rifornimenti e rinforzi per l’Isis, abbattimento di aerei altrui (Russia), invasione di spazio aereo altrui (Grecia). Per neanche un centesimo di tutto ciò, la Russia si è beccata le sanzioni: alla Turchia, invece, tappeti rossi.
L’Europa, che politicamente pare non aver fatto alcun passo avanti da quelle infinite disquisizioni sul sesso degli angeli che precedettero la Seconda Guerra Mondiale, e che nel 1939 ancora stava a chiedersi se morire per Danzica, sembra pronta a firmare un altro trattato di resa a un prepotente che la minaccia, e che sarà coperto dei miliardi che sono stati negati ad una Grecia morente. Un’Unione forte coi deboli e debole coi forti, insomma: in tempi più cavallereschi, si sarebbe chiamata vigliaccheria.