Cessione acque territoriali italiane alla Francia, no alla penalizzazione della nostra pesca!

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L’accordo di Caen firmato in gran segreto nel marzo 2015 tra l’Italia e la Francia prevede lo spostamento dei confini delle acque territoriali tra i due paesi: in cambio di pochi kmq di mare nei pressi dell’isola d’Elba, ricevuti dalla Francia, sono state cedute diverse migliaia di kmq di acque italiane intorno alla Liguria e alla Corsica, con ricadute anche sulla Sardegna.
Si potrebbe parlare di una svendita più che di un trattato perché il nostro governo ha ceduto porzioni di mare ricchissime di pesci pregiati.
La nuova geografia del mare penalizza l’attività economica dei nostri pescatori, e riguarda anche l’ecosistema ambientale. È previsto infatti lo sfruttamento di eventuali giacimenti di risorse del fondo marino o del suo sottosuolo, situati a cavallo della linea di confine. Il Movimento 5 stelle chiede al governo di modificare i termini dell’accordo prima di portarlo in Parlamento: Il trattato per entrare in vigore deve essere necessariamente ratificato dall’Italia.
Un trattato di cui il governo non aveva informato nessuno, e se non fosse stato per l’episodio del peschereccio Mina sequestrato lo scorso gennaio dai francesi per questioni di sconfinamento territoriale, non ne avremmo saputo niente.
Eppure ai negoziati condotti tra il 2006 e il 2012 hanno partecipato una serie di esponenti del governo. C’era il ministero dell’Ambiente per quanto riguarda la protezione ambientale, della Difesa per quanto riguarda la sicurezza, dello Sviluppo Economico per la piattaforma continentale, delle Infrastrutture e Trasporti per quanto riguarda la navigazione marittima, delle Politiche Agricole per la pesca e dei Beni Culturali.
Considerata la mancanza di una ratifica parlamentare italiana, chiediamo quindi con un’interrogazione a prima firma Daniela Donno ai ministri degli Esteri, Ambiente ed Agricoltura, di intervenire per modificare i termini di questo accordo, in maniera da proteggere l’integrità dell’ambiente, del paesaggio e dell’economia interna, con particolare attenzione al settore della pesca marittima, la cui stabilità risulta essere fortemente penalizzata dall’accordo.
A questo proposito richiamiamo le parole del sottosegretario agli Esteri che rispondendo all’interrogazione presentata in Senato lo scorso febbraio da Stefano Lucidi, precisava: “al momento sono in corso approfondimenti da parte delle amministrazioni competenti, al termine dei quali sarà effettuata una valutazione globale sull’accordo del 2015, anche ai fini dell’eventuale avvio della procedura di ratifica parlamentare“.
Ci sarebbero quindi i margini per intervenire con le opportune correzioni.