DEF: tra lobby e UE, il governo sul filo degli zerovirgola. Ecco le proposte M5S

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Taglio dell’Ires alle imprese. Anzi no, meglio tagliare prima le tasse alle famiglie. Gli 80 euro alle pensioni minime? Certamente, è facile prometterlo via web. Peccato che poi la misura sparisca dalle pagine del Def, il Documento di economia e finanza.
Il Bomba è in confusione totale. I consumi languono e il governo non sa che pesci pigliare. Nel frattempo la trattativa con la Ue sui margini per fare più deficit e sui decimali dei saldi è serratissima. E politicamente importante.
Nel Documento presentato circa una settimana fa tutto gira attorno alla revisione della stima sul Pil 2016, che passa dall’1,6% all’1,2%. Una valutazione al ribasso che inevitabilmente dovrebbe ripercuotersi sul rapporto deficit-Pil, su cui l’esecutivo ha chiesto flessibilità alla Commissione europea.
L’indebitamento netto viene fissato dal documento al 2,3% quest’anno. Mentre l’anno prossimo Palazzo Chigi lo prevede all’1,8%, contro l’1,1% chiesto da Bruxelles.
In pratica Roma si prende altri 11 miliardi di flessibilità da utilizzare per azzerare le clausole di salvaguardia (aumenti Iva e accise per oltre 15 miliardi) e per provare a impostare una prima riduzione dell’Irpef (l’Ires è già incorporata nei saldi). Naturalmente su questo si gioca una partita con la commissione Ue che sarà durissima.
Dopo l’azzardo della manovra dell’anno scorso, ora Palazzo Chigi si trova di fronte a un altro dilemma in vista dell’autunno. Forzare la mano e prendersi più margine di quello che la Commissione Ue concederà? Facendo così saltare il tavolo e mandando eventualmente segnali di tensione anche ai mercati e ai compratori del nostro debito pubblico? Oppure Renzi, come c’è da attendersi, piegherà in qualche modo la testa e dovrà imporre nuove tasse o nuovi tagli agli italiani?
In ogni caso, i fatti e la realtà sono testardi e alla fine la spuntano sempre sulle menzogne e la propaganda. I numeri del Def dimostrano la sfiducia nelle proprie ricette da parte di un Governo che sa di non poter fare nulla di buono e aspetta solo di essere mandato a casa dai cittadini.
Il Pil è un parametro che vale poco e nulla, ma comunque dimostra che il Paese è e resta fermo. Gli investimenti ripartono solo a parole, la deflazione imperversa e la disoccupazione è inchiodata su livelli altissimi.
I dati stanno trivellando Renzi che deve prenderne atto e andare a casa. Non è elargendo favori alle lobby di banche e petrolio che si fa ripartire il Paese. Lo dimostrano gli scandali in Basilicata e le turbolenze del settore creditizio, anche in Borsa.
Il M5S vuole ridare fiato alla domanda rovesciando il paradigma. Più potere di spesa ai normali cittadini, meno tasse alle piccole imprese e fondi pubblici a i comparti del futuro. Per far bene il Def serve un esecutivo con le mani pulite e non con interessi ben delineati dagli scandali di questi mesi. Chi governa per fare gli interessi di lobby, funzionari e poteri forti, non può scrivere un Documento calzato sui cittadini.
Il M5S pensa invece al Paese, mettendo in campo idee e proposte innovative che si possono realizzare subito:
– Una vera riduzione fiscale che dia respiro alle Pmi, ad esempio, compensata da una maggiore tassazione sui consumi che hanno impatti negativi sul Paese.
– Un piano energetico radicalmente diverso da quello di Palazzo Chigi.
– Un piano di difesa dell’ambiente e dal dissesto idrogeologico.
– E naturalmente un programma di rilancio della formazione e dell’occupazione che parte dal Reddito di cittadinanza.
Il tempo della svolta è maturo. Il M5S è pronto.