Brescello sciolto per mafia, vittoria della legalità

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Il Comune di Brescello (Reggio Emilia) , il paese di Peppone e Don Camillo è stato sciolto per mafia come proponeva il Prefetto di Reggio Emilia al termine di una Commissione d’accesso che ha esaminato gli atti degli ultimi 15 anni di amministrazioni Ds-Margherita-Pd.
E’ la prima amministrazione emiliano-romagnola sciolta per mafia. E’ finita come doveva finire ed il Movimento 5 Stelle auspicava e chiedeva da tempo.
E’ una vittoria della legalità. Le responsabilità politiche di chi ha portato a questa situazione dovranno essere indagate fino a fondo.
Solo pochi giorni fa erano emersi nuovi fatti inquietanti dal punto di vista politico. Francesco Grande Aracri, condannato per mafia che intervistato da Ferruccio Sansa sul Fatto difendeva l’ex sindaco Marcello Coffrini definendolo “un galantuomo lo hanno fatto dimettere solo perchè mi ha difeso” .
Parliamo di quel Marcello Coffrini che nel 2014 definì “una brava persona, tranquilla” il condannato per mafia Grande Aracri. Il Pd lo difese per oltre un anno e mezzo, mentre il M5S ne chiedeva le dimissioni dal 2014.
Sempre pochi giorni fa un altro quotidiano, la Gazzetta di Reggio scoprì che il padre di Coffrini junior, Ermes Coffrini, per anni sindaco Pd e DS era stato dal 2002 al 2006 avvocato al TAR per i Grande Aracri in procedimenti in Calabria. Fatti politicamente inaccettabili.
Ora dalla lettura degli atti della Commissione di accesso si vedranno tutti gli intrecci di anni tra politica, imprenditoria e crimine organizzato.
I mesi di Commissariamento dovranno servire per provare a ripulire ogni commistione con il crimine organizzato.
Ricordiamo che il 18 ottobre 2014 la nostra deputata Maria Edera Spadoni venne minacciata verbalmente in piazza da Domenico Le Roseal termine di un comizio in piazza Martiri del 7 Luglio a Reggio Emilia.
La nostra deputata aveva attaccato in piazza il clan Grande Aracri e le dichiarazioni del sindaco di Brescello giustificative verso il condannato per mafia Francesco Grande Aracri fratello del boss Nicolino. Le Rose al termine del comizio si avvicinò dicendole “Lei Grande Aracri non lo deve neanche nominare” e venne denunciato dalla parlamentare.
Ora Le Rose è sotto processo per tentata violenza privata, aggravata dal fatto di essere stata commessa contro un pubblico ufficiale e di essere stata commessa per agevolare l’associazione ‘ndranghetista di cui è stato riconosciuto fare parte Francesco Grande Aracri.