Mafia, i Carabinieri su Giovanardi: “Pressioni sul Prefetto in favore imprenditore imputato in Aemilia”

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Carlo Giovanardi (Forza Italia) si dimetta immediatamente da senatore della Repubblica. Lo faccia in nome di Paolo Borsellino.
Quanto emerso oggi sul senatore modenese che siede in antimafia (!) grazie alle inchieste giornalistiche di Giovanni Tizian su L’Espresso e di Francesco Dondi su Gazzetta di Modena è di una gravità inaudita.
Secondo informative dei Carabinieri, il senatore di centrodestra Giovanardi, avrebbe svolto pressioni sul Prefetto di Modena per eliminare le interdittive antimafia all’imprenditore modenese Augusto Bianchini, poi arrestato nell’operazione Aemilia e attualmente imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e altri reati nel maxi processo contro la ‘ndrangheta calabrese-emiliana.
Chi è Bianchini? Secondo il pentito di ‘ndrangheta Giglio, Bianchini era colui che “oliava” la politica’ con tangenti.
Non solo Giovanardi presentava interrogazioni a favore del Bianchini come avvenuto il 21 ottobre 2014 ed interveniva in aula al Senato o in Commissione antimafia a favore di Bianchini, ma lo stesso come ricostruiscono i Carabinieri era “fautore di un inspiegabile azione politico-istituzionale..che ha certamente contribuito a inasprire gli animi ed a creare una cortina di diffidenza e di pressioni sul prefetto di Modena’

“Il politico è sceso personalmente in campo per influenzare direttamente e indirettamente le scelte della prefettura anche acquisendo notizie su provvedimenti antimafia erogati’
si legge negli atti dei Carabinieri.
Il Movimento 5 Stelle ne ha chiesto le immediate dimissioni con i capigruppo di Senato e Camera, i membri della Commissione antimafia ed il vice presidente dell’antimafia Luigi Gaetti.
Lo chiediamo in nome di quello che affermava Paolo Borsellino, che spiegava bene che quando si parla di lotta alla mafia anche quando non si è indagati , c’è il tema dell’inaffidabilità politica.
Queste le parole di Paolo Borsellino che ogni politico, di ogni schieramento deve sempre tenere a mente.
“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo, si dice: quel politico era vicino a un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l’organizzazione mafiosa, però la magistratura non l’ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. Eh no! Questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Può dire che ci sono sospetti, anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire che quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, cioè i consigli comunali dovevano già trarre le dovute conseguenze da queste vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato, ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.”