Ambiente, meno tasse e più welfare: ecco il contro-Def targato M5S

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Non possiamo aspettarci nulla di buono da un governo che usa le privatizzazioni e svende le partecipazioni in imprese strategiche per coprire i buchi che si generano, anno dopo anno, dai vecchi derivati. Un esecutivo che non vuole nemmeno fare chiarezza, come chiesto dal M5S, sui termini di questi contratti con le banche d’affari che hanno in mano i nostri titoli (e ci tengono per il collo), non ha la legittimità per scrivere un Def in favore dei cittadini.
Le previsioni del documento sui saldi e sul ciclo economico sono sballate, e comunque basate su parametri-feticcio che non misurano il reale benessere dei cittadini. Inoltre, la ribellione del premier rispetto ai dogmi dell’austerity è solo di facciata, non essendo sorretta da una visione alternativa che abbia il coraggio di contestare in radice i sempre più anacronistici criteri di Maastricht o il totem dell’Obiettivo di medio termine (Mto). Il governo burattino delle lobby dei combustibili fossili e della grande finanza non può infatti concepire un vero rilancio degli investimenti basato sui settori innovativi che sarebbero in grado di fare da volano a una seria ripresa.
IL CONTRO-DEF DEL M5S
Il M5S è portatore di una visione del tutto alternativa che parte dall’assunto chiave secondo cui non esiste ripresa senza sostenibilità in favore dell’ambiente e senza redistribuzione in favore delle fasce sociali che più hanno pagato la crisi.
Il nostro è un contro-def a misura di cittadino.
Sostenibilità e tutela ambientale
Si parte, in tema ambientale, dalla de-carbonizzazione dell’economia, dall’abbandono a tappe forzate delle fonti fossili in favore di quelle rinnovabili, da un ampio piano di bonifiche e da un recupero capillare del territorio piagato da decenni di cementificazione e dissesto idrogeologico. In più, il M5S ribadisce il carattere pubblico della gestione idrica che va migliorata con un irrobustimento delle infrastrutture.
Alla sostenibilità ambientale contribuisce in modo determinante una rivoluzione nei trasporti. Serve mobilità pubblica e pulita, intermodale e flessibile. Sono necessari incentivi per privati e imprese orientati al ricorso a mezzi di trasporto pubblico, alla condivisione di mezzi privati e all’acquisto (o alla riconversione) di mezzi di trasporto a ridotto impatto ambientale.
Le periferie vanno riqualificate senza nuovo consumo di suolo e i pendolari devono potersi muovere in modo dignitoso attraverso il trasporto ferroviario dalle aree di hinterland verso il centro delle grandi città e viceversa.
E’ finita, inoltre, l’era delle grandi opere. Meglio puntare su interventi piccoli e diffusi sul territorio. Meno invasivi dal punto di vista ambientale e più proficui in termini di creazione di ricchezza e posti di lavoro. In tal senso, il M5S ha una visione chiara riguardo il project financing che scardina il meccanismo del partenariato pubblico-privato per cui le perdite sono sempre pubbliche e i profitti sempre privati. Una visione che scioglie l’ennesimo nodo incestuoso tra politica e lobby degli affari.
Un fisco giusto
Sul fronte del fisco e delle banche, il M5S punta a una “tassa ambientale” indiretta che colpisca i consumi che impattano di più sull’ambiente. Inoltre, lavoriamo a una riduzione fiscale vera e strutturale su redditi e fattori produttivi, a cominciare dai produttori delle aree depresse del Paese, senza più mancette in stile 80 euro. Soprattutto, il M5S non può accettare lo scandalo dei ritardi nei pagamenti dei debiti della Pa verso le imprese, per cui il nostro contro-Def propone una piena compensazione dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione con i debiti erariali di natura tributaria, previdenziale e assicurativa.
Il rapporto tra cittadino e fisco deve essere improntata a maggiore correttezza e trasparenza. Stop a Equitalia e al profitto sulla riscossione che deve tornare progressivamente in capo agli enti impositori (Agenzia delle Entrate, Ministero dell’Economia, enti locali). Il M5S vuole rafforzare il principio dell’assoluta impignorabilità della prima casa, oggi mitigato da limiti applicativi. Bisogna incentivare la compliance, la collaborazione preventiva tra contribuente e Fisco, eliminando strumenti inadeguati come gli studi di settore.
Non meno importante è poi la necessità garantire un adeguato grado di professionalità della magistratura tributaria, realizzabile solo attraverso l’istituzione di giudici di ruolo a tempo pieno, nominati mediante concorso pubblico.
No Bail-In
In tema di banche, di fronte a un governo che fa di tutto per salvare le disastrose gestioni di molti istituti e dei loro manager, a scapito del risparmio dei cittadini, il M5S propone una separazione netta tra banche d’affari e banche commerciali, con limiti rigidi, a carico di queste ultime, sul livello di indebitamento e il divieto di utilizzo di strumenti finanziari speculativi. No al bail-in, quindi, almeno per come è concepito oggi. Perché non possono essere i clienti, che non sono soci, a pagare le conseguenze delle malefatte di chi ha governato un istituto di credito.
Le imprese devono potersi finanziare anche con canali diversi da quelli bancari e per questo vanno regolate e potenziate forme alternative quali il crowdfunding.
Lotta dura alla corruzione
In tema di giustizia, il settore va reso più efficiente potenziando le dotazioni di magistrati (carenti in molte procure) e di personale (per esempio i cancellieri). Bisogna accelerare sul fronte della digitalizzazione e servono strumenti penetranti contro la corruzione (il M5S propone da tempo l’introduzione della figura dell’agente provocatore).
Stop ai tagli alla sanità pubblica e stop ai fondi dello Stato alle scuole private. La formazione è la prima frontiera su cui si misura il rilancio di un Paese a partire dalle sue giovani generazioni. Servono più fondi per i non autosufficienti e bisogna smantellare una riforma che mette il profitto al centro persino del terzo settore.
Pensioni: flessibilità in uscita per superare la Fornero
Per quanto riguarda le pensioni, la riforma Fornero, secondo il M5S, andrebbe abolita e andrebbe ripensato il sistema delle soglie di uscita dal mondo del lavoro, garantendo una flessibilità che non punisca chi ha un monte contributivo più basso e che consenta ai giovani di entrare prima nel mondo del lavoro. Il sistema previdenziale non si tiene in piedi senza buone buste paga e congrui contributi versati da chi è oggi in età da occupazione. Il M5S punta ad alzare gli assegni minimi sopra la soglia di povertà con il Reddito di cittadinanza e consente ai cosiddetti “precoci” di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
Il RdC per il lavoro
Tornando al Reddito di cittadinanza, esso non è un sostegno passivo contro la povertà, ma un “attivatore” che prevede formazione continua, impegno sociale e reinserimento professionale attraverso “politiche attive” finalmente efficienti. I Centri per l’impiego oggi languono in un limbo di inutilità per colpa di un governo che spende in questo settore solo lo 0,03% del Pil. Su questo versante, bisogna cambiare decisamente musica.
Ma il MoVimento 5 Stelle pensa anche agli autonomi, con tutele forti dal punto di vista fiscale (un regime dei minimi potenziato), previdenziale (aliquota Inps più soft) e del welfare (malattia, infortuni, maternità).
Il contro-Def del M5S è ricco di tanto altro. Tuttavia, quello che conta è la visione differente di una politica che si stacca dalla poltrona, esce dal palazzo, lascia i salotti buoni e ascolta la gente per le strade, nelle piazze, nei supermercati, sui mezzi pubblici, nei teatri.
Cittadini al lavoro per i cittadini.