Tibet: il governo mantenga gli impegni presi per favorire il dialogo

m5stibet-ok.jpgRoma, 3 mag. “Il governo non dimentichi di aver assunto precisi impegni con la risoluzione sul Tibet approvata in Commissione diritti umani, e si adoperi presso le competenti sedi internazionali, con il supporto alla ripresa del dialogo tra le autorità cinesi e gli inviati del Dalai Lama, affinché sia garantito il rispetto dei diritti fondamentali del popolo tibetano“. È quanto chiede in una interrogazione al ministro degli Esteri presentata in Senato la vice presidente della Commissione Diritti umani Daniela Donno del M5s.
“Sette impegni, tutti volti a mediare i rapporti tra il Governo, le autorità cinesi e la comunità tibetana approvati nel marzo 2014 e mai onorati perché – afferma la senatrice nell’interrogazione citando una lettera del Ministero degli Esteri – il Governo italiano non intrattiene relazioni con il “governo tibetano in esilio”. Questo in ragione dell’adesione dell’Italia alla One-China Policy, basata sul riconoscimento della Repubblica Popolare come unica entità statuale cinese. Inoltre, “il Governo italiano considera il Dalai Lama una personalità religiosa e un leader spirituale e non una personalità politica”.
“La situazione dei diritti umani in Cina è stata oggetto degli interventi della UE nelle sessioni del Consiglio Diritti Umani dell’ONU a Ginevra e dell’Assemblea Generale a New York – prosegue la senatrice -. Nell’interrogazione chiediamo di sostenere, anche nel contesto del dialogo tra UE e Cina avviato nel 1995, l’immediata cessazione di ogni forma di violenza nei confronti della popolazione e dei religiosi tibetani, cooperando nella difesa della libertà linguistica, culturale, religiosa, di espressione e di associazione del popolo tibetano”.
Consultando la banca dati della Commissione congressuale Usa sulla Cina si trova una lista di ben 8.057 diversi casi di detenzione politica o religiosa. Secondo quanto documentato dall’Amministrazione Centrale Tibetana dal febbraio 2009, inoltre, vi sono state 143 auto-immolazioni – precisa la Donno -. Ricordiamo che il 29 febbraio a Dehradun in India, Dorjee Tsering, uno studente tibetano di appena 16 anni, si è dato fuoco in segno di protesta e contrarietà all’occupazione cinese in Tibet. Il giovane è morto dopo il ricovero in ospedale per aver riportato ustioni sul 95% del corpo”.